Chiara Campo
Un ticket «non discriminatorio né punitivo». È la raccomandazione della Regione in vista del pedaggio antismog a Milano, che Palazzo Marino vuol far partire in via sperimentale già da gennaio. Facile a dirsi, ma fatti i conti in tasca ai pendolari che per lavoro devono raggiungere ogni giorno la città dallhinterland, la spesa sarà consistente e lalternativa di parcheggiare lauto ai confini per spostarsi coi mezzi, anche peggio.
Il Comune, che dallintroduzione del ticket conta di guadagnare circa 150 milioni da reinvestire nel potenziamento di mezzi pubblici e infrastrutture, ipotizza di far pagare almeno 3 euro alle auto inquinanti che entrano in città. Se si calcola che un pendolare normalmente viaggia per lavoro 5 giorni a settimana, per 48 settimane allanno, per chi non rinuncia alla quattroruote il costo annuo sarà dunque di 720 euro. Ma il provvedimento, come continuano a ribadire da Palazzo Marino, dovrebbe servire a scoraggiare luso dellauto inquinante, i lavoratori dellhinterland insomma dovrebbero fermarsi ai parcheggi di corrispondenza e proseguire verso il centro coi mezzi, a beneficio dei polmoni dei milanesi. Peccato, però, che se ci si ferma agli ingressi la spesa è ancora più alta. I posteggi dellAtm sono certamente economici: la tariffa ordinaria, che copre la fascia dalle ore 7 alle 20, permette di lasciare lauto per più di otto ore pagando solo 2 euro e dieci centesimi. Da lì, però, bisogna proseguire con bus o la metropolitana, e vuol dire almeno 2 biglietti Atm urbani, da un euro ciascuno. Dunque: 4 euro e dieci al giorno, 20 euro e mezzo a settimana, ben 984 allanno. Pagare il ticket vuol dire risparmiare comunque 264 euro.
I «difensori» della prima opzione potrebbero chiamare in causa il pagamento delle strisce blu (1,5 euro allora) per chi non si è lasciato scoraggiare dal ticket, ma ovviamente il caso diventa personale: dipende se il pendolare ha un posto auto gratuito al lavoro o se lufficio è in una zona dove il gratta e sosta è ancora off limits.
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