«I più esposti siamo noi» E Roma alza il livello d’allerta

L’Italia alza le misure di sicurezza dopo il via ibera della comunità internazionale alla risoluzione dell’Onu contro Gheddafi e chiede alla Nato di attivare la «rete di protezione» contro le possibili ritorsioni del Colonnello. Perchè noi siamo i più esposti. È chiaro a tutti, infatti, che una volta presa la decisione di partecipare «attivamente» alla missione internazionale, dunque ipotizzando anche l’utilizzo dei nostri caccia e delle navi militari, non è possibile escludere che Gheddafi prenda di mira il nostro paese e i nostri interessi, che in Libia sono molti. «La situazione non è delle migliori» dice una fonte dell’intelligence. E aggiunge: «bisogna vedere cosa decide di fare, con chi prendersela, visto che i fronti sono molti: immigrazione, imprese, interessi economici». Allo stato però i servizi non hanno segnalato nessun allarme specifico e dunque si attenderà l’inizio della settimana prossima prima di adottare misure particolari, che saranno indicate in una circolare. Questo anche in attesa della riunione di oggi a Parigi e di quella di lunedì a Bruxelles, in cui dovrebbero essere prese le decisioni operative.
Certo è che è stato innalzato il livello di attenzione, con tutti i presidi attivati affinchè monitorino il territorio con attenzione e raccolgano più informazioni possibili. Probabile, inoltre, una stretta ai controlli sugli obiettivi sensibili: non solo porti, aeroporti, stazioni, basi militari, monumenti e sedi diplomatiche, luoghi di ritrovo, ma anche infrastrutture ed aziende, soprattutto quelle che hanno solidi legami d’affari con la Libia.

L’altro fronte che preoccupa è quello dell’immigrazione: al Viminale non si esclude infatti che Gheddafi possa far partire dalla Libia migliaia e migliaia di immigrati in direzione Lampedusa, che già sta scoppiando e che ricorda con terrore il missile lanciato nel 1986 proprio dal Rais per rispondere al tentativo degli americani di ucciderlo.

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