I pirati attaccano, ma stavolta arrivano i nostri

Prima i pirati somali tentano l’abbordaggio sparando ad un’altra nave e poi puntano sulla petroliera italiana. Il comandante lancia l’allarme e la fregata Maestrale fa alzare in volo un elicottero. A bordo ci sono, con tutta probabilità, i fanti di marina del reggimento San Marco con il dito sul grilletto. Basta cabrare verso i pirati e sollevare un po’ d’acqua con il rotore per sventare l’arrembaggio. Ma è già il quinto tentativo di arrembaggio a navi italiane al largo della Somalia nell’ultimo mese. La petroliera attaccata ieri è la Neverland, di 105mila tonnellate, della società Finaval. Per la nave è il secondo attacco sventato dalla marina militare nel giro di un anno.
L’incubo dei pirati ha inizio alle 8.45 di ieri mattina, un’ora prima in Italia. Quattro navi transitano in convoglio nel Golfo di Aden dopo essere state scortate dalla fregata Maestrale, l’unità della marina militare, che pattuglia le acque somale nel contesto della missione europea Atalanta contro la pirateria. Fra i mercantili c’è anche il Jolly Smeraldo, attaccato dai bucanieri somali per due volte nell’ultima settimana. Un’ora dopo l’abbandono della scorta iniziano i guai. Dalla petroliera italiana sentono degli spari. I pirati a bordo di un barchino blu sparano su un altro mercantile.
«Erano a mezzo miglio dalla Neverland da dove li hanno visti quando si sono diretti verso la nave italiana» racconta al Giornale una fonte della marina militare. «Hanno subito dato l’allarme. A bordo ci sono 22 uomini di equipaggio fra italiani ed indiani», spiega il capitano Fabrizio Mazzucchi della società di navigazione Finaval, con sede a Roma. Il comandante della petroliera, Oliviero Re, lancia l’Sos. La Maestrale è già lontana ma inverte la rotta e decide di far decollare un elicottero Ab 212. Oltre alle armi di bordo può trasportare sette uomini del Reggimento San Marco. Un’aliquota delle nostre truppe da sbarco dotata di franchi tiratori. I pirati studiano la preda preparandosi all’arrembaggio che avviene con scalette armate di rampini. Il comandante della petroliera si prepara a manovre per allontanarli, quando l’elicottero della Maestrale piomba sui pirati. «Sono bastate cabrate e picchiate, le manovre che si adottano in questi casi per farli fuggire. Non abbiamo sparato», fanno sapere dalla marina. La Maestrale, dopo aver sventato l’arrembaggio alla petroliera, riceve una nuova richiesta d’aiuto da un altro mercantile. «Nel golfo di Aden c’è una recrudescenza di attacchi», fanno notare dalla marina militare. Gli armatori cominciano ad avere problemi, perché gli equipaggi non vogliono più navigare nelle acque somale. Quanto alla Neverland, dicono fonti della società, ha proseguito sotto scorta la sua rotta verso un porto indiano. Il 22 aprile del 2008 la petroliera era stata attaccata, sempre al largo della Somalia. Allora era intervenuto il pattugliatore Borsini evitando il peggio.
Dallo scorso fine settimana è giunta nel Golfo di Aden la nave San Giorgio. Un’unità d’assalto anfibia, con 350 uomini del reggimento San Marco a bordo, inviata dal governo italiano al di fuori della missione di pattugliamento europea. La San Giorgio dispone di 4 elicotteri, 3 mezzi da sbarco, motoscafi ed una trentina di veicoli corazzati anfibi. Nessuno lo conferma, ma a bordo ci sarebbero anche reparti dei Comsubin, i corpi speciali della marina. Addestrati per il salvataggio d’ostaggi in mare e blitz sulle coste. Dall’11 aprile i 16 membri dell’equipaggio del rimorchiatore Buccaneer, dieci dei quali italiani, sono ostaggi dei pirati somali.

L’inviata della Farnesina, Margherita Boniver, reduce da una missione in Somalia, ha parlato di liberazione degli ostaggi «senza blitz e senza condizioni», ovvero pagamento di un riscatto. La San Giorgio è un ottimo deterrente, soprattutto se i pirati somali iniziassero a minacciare di tagliare la gola agli ostaggi.

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