I pm risequestrano la cassetta dell’ultrà

Braccio di ferro con il tribunale del Riesame

I pm risequestrano la cassetta dell’ultrà

Piero Pizzillo

Braccio di ferro tra il tribunale del riesame presieduto da Marina Orsini e due magistrati della procura della repubblica sull’ormai famosissima cassetta registrata dall’ultrà genoano Massimo Leopizzi (attualmente in carcere per tentato omicidio di due poliziotti e minacce alla moglie) nel corso di un incontro avvenuto in un ristorante con il presidente del Genoa Enrico Preziosi e altri due titosi (colloquio, a quanto pare non proprio pacifico, perchè si sarebbe anche urlato mentre si parlava di due incontri del Genoa che sarebbero stati «aggiustati» a suon di migliaia di euro. Una bobina definita interessante dagli inquirenti, che ne conoscono il contenuto). Ebbene i due pm, Giovanni Arena e Alberto Lari, pur in presenza del provvedimento del tribunale che ha ordinato il dissequestro del nastro e la conseguente restituzione al proprietario, non sono intenzionati a mollare la cassetta, ritenendola utile alle indagini che stanno conducendo sul calcio sommesse e sulla posizione di Preziosi e degli altri indagati (il figlio Matteo, l’ex direttore tecnico Stefano Capozucca , i dirigenti del Venezia Franco e Michele Dal Cin e Pino Pagliara. I primi tre tuttora accusati di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva). Anzi, agendo tempestivamente, senza dormirci sopra, ieri mattina, con un provvedimento ad horas, hanno emesso un nuovo decreto di sequestro, notificato nel pomeriggio al difensore di Leopizzi, l’avvocato Stefano Sambugaro, più che mai deciso a dar battaglia, anche ricorrendo in Cassazione.
La questione non è da poco. Il tribunale, nell’ordinanza dell’altro ieri, aveva annullato, perchè immotivato, il primo decreto di sequestro di Lari a Arena concernente non solo la cassetta (registrata di nascosto da Leopizzi) ma anche due documenti, dove, a quanto pare, si fa riferimento a consistenti scommesse di Leopizzi sul Genoa, nonchè a rapporti dello stesso con il presidente Preziosi. In altre parole non conteneva alcun elemento da giustificare la legittimità del provvedimento. A questo punto, se il nuovo decreto non sarà motivato, se non conterrà la trascrizione del nastro, rischia di essere cassato. É vero che i pm potrebbero la richiesta, ma ciò allungherà, e non di poco, i tempi dell’inchiesta. Con disappunto degli interessati, dei tifosi, dei lettori, che attendono chiarezza e una giustizia rapida.

Frattanto si resta in attesa di conoscere i risultati della consulenza tecnico - informatica affidata alla Microsoft di Milano, che dovrà stabilire se la sentenza della Caf dell’8 agosto, che ha retrocesso il Genoa in serie C, è stata stampata il 3 agosto, cioè prima che iniziasse il dibattimento del 5 agosto, quando due giudici, che sono anche magistrati della Repubblica, furono fotografati mentre si scambiavano bigliettini di insulti nei confronti di Preziosi. Alle 13,15 di ieri il procuratore capo Francesco Lalla ha detto solo queste parole: «Non vi sono novità».

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