I politici in mutande, slip batte boxer 4-2

Il settimanale «Chi» ha fatto dieci domande molto personali a sei uomini del Palazzo

da Milano

Cantava Gaber che «i blue-jeans che sono un segno di sinistra, con la giacca vanno verso destra». Certezze d’altri tempi. Perché adesso, a voler fare, e lo ha fatto il Settimanale Chi sull’ultimo numero, il giochino di chi indossa cosa, scopri che qui, nella Seconda Repubblica, non ci sono più regole, tutto è bipartisan e persino sulle mutande si potrebbero stringere le larghe intese.
Gli slip, per dire, da che parte stanno? E i boxer? I primi più disciplinati quindi a destra, i secondi più elastici quindi a sinistra? Niente da fare. Gli slip se li mette Marco Minniti che è un ex Ds e sta nel Pd e se li mette Matteo Colaninno che fa l’industriale e sta anche lui nel Pd. Ma se li mette pure Roberto Formigoni, che milita nel fronte opposto, il Pdl. Inciucio? Macché: anche Roberto Maroni il leghista duro e puro, porta gli slip. Per non parlare dei boxer: non ci rinuncia Fausto Bertinotti il leader della Sinistra arcobaleno, ma nemmeno Franco Frattini, ex vicepresidente della commissione Ue, Pdl.
Allora, l’unica differenza forse sta nel particolare. Là dove, interpellato sulla questione, Frattini ci tiene a precisare: «Boxer, ma con righine». Forse se ne potrebbe fare una questione di estrazione. Il capitolo giacca o pullover, per esempio. Tutti portano la divisa d’ordinanza ma appena possono si rilassano nel comodo maglioncino. Tutti tranne i due che arrivano da due partiti popolari, Minniti l’ex comunista e Maroni il leghista, che rispondono decisi con un viva il pullover. Non molto per tratteggiare la collocazione politica dell’armadio, comunque.
E non va meglio con il profumo: tutti lo mettono in abbondanza, Minniti e Formigoni precisano «su tutto il corpo», solo il rosso Bertinotti e il verde Maroni si distinguono, il primo lo limita alle mani, il secondo non ne conosce l’uso. Del resto, se persino un personaggio austero come Gad Lerner a Chi dichiara fiero che lui farebbe anche uno strip alla Full Monty, per beneficenza certo, ma lo farebbe, allora nulla vale più, oppure vale tutto.
Vale che Minniti sul suo Ipod ascolti la musica che dovrebbe ascoltare Maroni, dal rock celtico agli U2 di Sunday Bloody Sunday, che Maroni ascolti un Biagio Antonacci che parrebbe più roba per Minniti, che Frattini ascolti probabilmente techno dance visto che l’Ipod non ce l’ha ma ogni tanto lo ruba a sua figlia.
Se l’appartenenza politica non dà più certezze, qualcosa emerge sull’individualità degli intervistati.

Così: Minniti porta sempre con sé un amuleto segreto, Colaninno non si separa mai dal suo Blackberry, Frattini fa tutti i giorni quindici minuti di ministep guardando il Tg, Formigoni non usa lametta né rasoio perché «il piacere del barbiere (milanista) mi fa cominciare bene la giornata», Bertinotti non fa ginnastica perché per tenersi in forma gli basta un «sorriso», Maroni porta calze di cotone, «ma, se devo, reggicalze».

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