I problemi del Sud? Non si risolvono attaccando Garibaldi

Egregio Direttore,
sono una lettrice siciliana de Il Giornale e le polemiche, mai sopite sui meridionali, o meglio contro i meridionali, mi disturbano non poco. Un breve excursus sulla realtà delle cose è obbligatorio farlo.
La fuga di «cervelli» e «mano d’opera» meridionali negli anni ’50 fu configurata come un esodo biblico che lasciava queste regioni impoverite e schiave delle misere rimesse degli emigrati.
Oggi molti leghisti, che hanno negli armadi «scheletri meridionali», come mogli insegnanti, nonni, cognati, nipoti, si accaniscono contro i meridionali quasi a scotomizzare il Dna originario.
A proposito dei dialetti parlati nelle scuole del Nord da parte di insegnanti del Sud bisogna sottolineare che è errato definire dialetto quello siciliano o sardo, poiché sono delle «lingue» alla stessa stregua di quella italiana. Suggerisco una traccia affinché i leghisti possano approfondire l’argomento studiando la vita culturale alla corte di Federico II, che abbracciava tutta l’Italia meridionale fino ai confini del regno papale.
Oggi, molti siciliani, tra cui la sottoscritta, considerano lo sbarco di Garibaldi in Sicilia come una iattura, e basterebbe leggere la sua biografia per rendersi conto che, per una simile avventura, solo un mercenario poteva regalare ai Savoia il Sud Italia.
I leghisti fanno finta di non sapere che le loro regioni sono il profondo sud d’Europa, si veda la strage della ThyssenKrupp, e continuano a colonizzare il Sud con «banche squalo», imprenditori puri e onesti, e trivelle per distruggere un territorio incontaminato senza dare il dovuto alle vittime locali.
I piagnoni del Nord, con il braccino corto, vogliono sempre più privilegi, mentre quelli del Sud svendono la loro dignità per essere inseriti nel gruppo di chi conta. Sul «partito del Sud» sarei pronta a dare il mio contributo, se solo capissi che l’impegno è serio e, siccome si parla anche della «banca del Sud» dopo avere smantellato istituti di credito con dignità storica inconfutabile, dico che lupo non mangia lupo infatti, appena la torta miliardaria dei finanziamenti sarà ben divisa, verrà trovato un «cordiale» accordo.
Distinti saluti,

Cara Giacinta,
la questione meridionale esiste (da quando esiste l’unità d’Italia) ma sembra difficile affrontarla senza scadere negli eccessi, da una parte e dall’altra. Definire il Nord d’Italia come «il profondo Sud d’Europa», o Garibaldi come un «mercenario» è un po’ come dare dei «terroni» ai meridionali: in entrambi i casi si può fare di meglio, non crede? Certo, è vero che il Sud è rimasto in buona parte escluso dall’industrializzazione del Paese, e che spesso il problema Mezzogiorno è stato sbrigativamente liquidato come il semplice effetto della pigrizia e dell’inefficienza congenita nei meridionali.

Ma queste semplificazioni (sgradevoli, ha perfettamente ragione) lasciano il tempo che trovano. Rimane però il problema di un Sud molto arretrato rispetto al Nord, nonostante l’intervento decennale dello Stato. Non è colpa dei meridionali, certo, ma nemmeno dei leghisti. O di Garibaldi.

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