«Mancini in discussione? Non scherziamo». Le parole del presidente Moratti risuonano imperiose sullandamento ancora una volta inquietante dellInter in campionato. E va bene, non scherziamo. Ragioniamo seriamente. Molti tifosi si chiedono che cosa sarebbe già successo a Simoni - o a Lucescu, o a Zaccheroni - se al secondo anno di panchina si fosse trovato di nuovo a dieci punti dalla Juve e a otto dal Milan, dopo sole undici giornate. Su questo specifico punto, diciamolo però subito, la domanda è idiota. Perché in questa situazione i Simoni non si sarebbero mai potuti trovare.
Sono altre, le questioni da approfondire. Soprattutto, bisogna conoscere bene i termini della storia, prima di porre domande idiote. Per fortuna, grazie ad alcune indiscrezioni trapelate dagli ambienti interisti, è possibile finalmente verificare i dettagli del contratto che lega Mancini allInter. Che poi è lunico parametro su cui basare tutte le valutazioni.
Allora, senza farla troppo lunga. Tra le due parti, tempo fa, sè convenuto quanto segue. In cambio di un determinato numero di milioni deuro, per il tecnico e per il suo sobrio staff di sessanta persone, Moratti ha preteso semplicemente due cose: scudetto entro quindici anni, Champions prima che non la organizzino più.
Le chiacchiere stanno a zero. Non ci sono margini, la clausole sono chiare e insindacabili. Con la proverbiale fermezza, Moratti non fa che ribadirle, giornata dopo giornata. Stretto nel suo capestro, un capestro dorato che comunque ha accettato, Mancini viaggia a vista: il presidente gli sta col fiato sul collo, per vincere lo scudetto gli restano ormai solo tredici anni. Secondo alcune voci, pare che il tecnico se ne sia pure lamentato in un colloquio riservatissimo, chiedendo più disponibilità, più elasticità, e magari un leggero allungamento dei termini (ventanni, la proposta). Ma Moratti, ancora una volta, sè dimostrato inflessibile: scudetto entro quindici anni. Altrimenti ti caccio come Vieri, con venti miliardi sulla schiena.
Cè da dire comunque che il clima in seno alla squadra è molto sereno e tranquillo. I giocatori - almeno quelli che non lasciano panchina e spogliatoi buttando giù vetrate - sono tutti dalla parte del tecnico. Ancora una volta è Mihajlovic, il braccio destro di Mancini, a fotografare realisticamente la situazione: «La settimana scorsa avevo detto che nelle successive nove giornate avremmo dovuto raccogliere otto vittorie e un pareggio. Con la Lazio abbiamo raccolto il pareggio. Adesso ci mancano solo le otto vittorie. Siamo in perfetta media».
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Umorismo volontario e involontario, le migliori della domenica. Di Natale, attaccante dellUdinese, prima di Milan-Udinese 5-1: «San Siro è uno stadio che mi esalta».
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