I «ragiunatt» del terzo millennio

«Occorre sfatare la leggenda che il titolo di ragioniere altro non sia che un'ampollosa etichetta per camuffare il modesto contabile. No, la figura di questo è essenzialmente diversa da quella del Ragioniere, il quale, alla conoscenza perfetta della tenuta dei libri, deve accoppiare lo studio delle discipline economiche e giuridiche, del calcolo mercantile e finanziario, la nozione completa dell'azienda a cui è proposto, sì che la contabilità sia sotto il suo impulso, non una fredda e sistematica esposizione di cifre, ma un tutto palpitante coll'azienda, e che, raffinandosi, ne segua ogni pulsazione, ne riassuma l'amministrazione in una sintesi geniale, prospettando nel quadro finale di ciò che è stato, tutto un programma fecondo per l'avvenire. Solo a tale patto, generando cioè la convinzione della nostra competenza, vinceremo; e non potremmo non vincere, giacchè giusta è la nostra causa e saldamente fondato il nostro diritto.»
Lo stile dannunziano è l’inevitabile tributo alla retorica del tempo, ma lo spirito delle parole con cui nell'aprile 1915 Davide Viale chiudeva i lavori del primo Congresso nazionale dei ragionieri liberi professionisti a Genova è ancora attuale. E lo è tanto più per i professionisti appartenenti al collegio di Milano, uno fra i più antichi d’Italia, tanto che celebra quest'anno il centenario.
Anche se in realtà la sua storia va ben più indietro, fino a quel 1742 in cui l’imperatrice Maria Teresa d'Austria istituì nella capitale del Lombardo-Veneto il primo Collegio dei Ragionati, la cui sede era una grande aula nei pressi dei Cancelli di Piazza Mercanti. Quell'anno segna il primo riconoscimento pubblico da parte delle istituzioni dei Ragionati, categoria già molto apprezzata non solo nella sfera pubblica, ma anche dagli industriali e dai mercanti di cui Milano era ricca. Ed ecco perché è stato proprio il Collegio di Milano - poi soppresso durante l’occupazione francese - a dare inizio alla libera professione, così come oggi la intendiamo .
Ed è ancora un ragioniere, nonché deputato, milanese, Giovanni Massa che nel febbraio 1904 presenta il disegno di legge per il riconoscimento giuridico della professione, che viene trasformato poi in legge il 15 luglio 1906. Giusto un secolo fa.
Poi la guerra, il dopoguerra con l'effervescenza della ricostruzione e gli anni del boom cambiano il volto dell'economia italiana: Milano ne diventa l’indiscussa capitale e il ruolo dei suoi professionisti economico-contabili, ragionieri in primis, diventa sempre più cruciale, adeguandosi alle nuove esigenze di un’economia sempre meno industriale e sempre più basata invece sui servizi e sul terziario avanzato.
Veniamo ai giorni nostri. Con l'insediamento del nuovo consiglio direttivo nel 2001 ha inizio una nuova fase per i ragionieri di Milano. Sotto la presidenza di Luigi Pagliuca,il collegio ha largamente promosso la sua immagine presso la società civile, attraverso tutti i media, dalla tv alla stampa, dalla pubblicità a Internet.

E per gli iscritti, sono molte le nuove opportunità: dalle offerte formative, numerose e tutte gratuite, alle iniziative di solidarietà. Senza contare le diverse prospettive professionali, come le nuove figure del conciliatore e dell'economista d'impresa, che traghettano i «ragiunatt» nel terzo millennio.

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