I re degli affari? Ex bomber, giornalisti e musicisti

Il mercato ha detto stop, ma fino all’ultimo giorno le venti squadre di serie A hanno messo in campo un’autentica task force per mettere a segno i colpi necessari. Ogni società ha schierato almeno due dirigenti in prima linea, pronti a raccogliere le indicazioni degli osservatori, selezionare i talenti da acquistare o da rivendere per guadagnarci. Ma ogni club ha una diversa strategia. Alcuni presidenti, ad esempio, si occupano personalmente degli acquisti, è il caso di Massimo Cellino, 56 anni, da 20 proprietario del Cagliari. «Sono anche il direttore generale - ammette compiaciuto -. Da noi i giocatori restano 6-7 stagioni, siamo il club che li fidelizza maggiormente, li facciamo sentire parte del progetto».
Cellino preferisce cambiare i tecnici (in stagione già 3 in 4 mesi), anzichè gli atleti, non compila la formazione eppure dà suggerimenti. «Sono amico dei calciatori, loro stessi si confidano con me e allora magari al mister dico di rinunciare a quello perchè non sta così bene o di puntare su un altro che è al top anche mentalmente». Finisce che il ds Marroccu è conosciuto solo dagli addetti ai lavori, non appare mai.
Al Milan accanto a Galliani dall'86 c'è Ariedo Braida che regolarmente ci ripete: «Sa qual è il segreto della mia longevità, qui? Il restare nell'ombra, lontano dai riflettori, molto raramente concedo interviste. E resto grato alla famiglia Berlusconi per l'opportunità di lavorare al Milan. I soldi? L'ultimo dei problemi».
Non per il presidente Tommaso Ghirardi, 5 anni al Parma e 43 milioni investiti. «Se non vi piace la parola progetto - dice il dg Pietro Leonardi -, chiamatela follia...». Cinque stagioni al settore giovanile della Juve, voluto da Luciano Moggi, a 48 anni il dirigente romano è il più abile di tutti. In estate ha venduto Dzemaili al Napoli per 9 milioni (più un paio andati al Torino), il bulgaro Bojinov allo Sporting Lisbona per 6, preso Fabio Borini dal Chelsea a parametro zero e rivenduto alla Roma per circa 3,7 più la metà di Okaka.
«Mi sono fermato in quarta ragioneria - sorride -, in compenso ho un diploma al conservatorio». I migliori affari quand'era all'Udinese: Pizarro all'Inter per 12 milioni più metà Pandev, 19 per Quagliarella al Napoli. «Alle volte - spiega - è l'uomo pubblico a utilizzare il giornalista a livello mediatico e non viceversa». Dice bugie a fin di bene, insomma, per le casse emiliane. L'unica a cui nessuno ha creduto sono le perplessità che aveva Colomba a proseguire dopo il 5-0 di San Siro con l'Inter. Da questa stagione è affiancato pure da Antonino Imborgia, ex ds della Salernitana e del Piacenza e già procuratore.
All'Udinese Larini si rapporta con il figlio del patron, Gino Pozzo, che nell'organigramma neanche figura, ma un ruolo chiave da un decennio è di Andrea Carnevale: l'ex azzurro raccoglie le indicazioni dei 20 osservatori sparsi per il globo. Tanti operatori hanno un buon passato da calciatori: Zamagna (Atalanta) era quasi titolare nel Parma di Sacchi che sfiorò la serie A e proiettò l'ex ct al Milan, Minotti è vicecampione del mondo pur non avendo giocato un minuto, al mondiale Usa '94; Sartori è stato un buon attaccante, anche in serie A, Vincenzo Guerini ebbe la carriera stroncata da un infortunio a 23 anni dopo avere debuttato in nazionale. Branca era specialista nell'uscire dalla panchina, fra Parma, Inter, Roma e Sampdoria, Igli Tare è l'unico straniero del lotto, da questa stagione con i suoi 38 anni non è il più giovane, battuto dal 30enne Luca Cattani, ex giornalista.

Una nota balza all'occhio dalla tabella a fianco, non c'è paragone tra la fedeltà degli uomini-società e gli allenatori, con gli inamovibili Marroccu (Cagliari), Lo Monaco (Catania), Capozucca (Genoa) e Sartori (Chievo). I presidenti ruotano vorticosamente i tecnici, non gli uomini di fiducia.

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