da Milano
Roberto Formigoni si è portato il lavoro in vacanza. Entro la fine di agosto sarà deciso il metodo di elezione del reggente («regole democratiche al 100%» assicura Silvio Berlusconi), a settembre Milano ospiterà la prima festa del Pdl e il vicepresidente di Forza Italia dal suo buen retiro sulle Alpi telefona, scrive, prepara incontri. «Si avvicina a passi veloci la meta finale, la costituzione del partito unico. Un processo che interessa Forza Italia e An e anche gli altri che hanno già sposato il progetto del Pdl e cioè partiti alleati ma anche gruppi, movimenti, personalità della società civile».
Che tipo di congresso state preparando?
«Ci sarà un congresso di fondazione con ampie garanzie democratiche per tutti, sia per i partiti che per i gruppi che per le singole personalità. Nasce un vero nuovo partito e la democrazia interna è la sua regola di funzionamento. Prima del congresso di fondazione, a fine gennaio, ci saranno i congressi di scioglimento dei partiti, diciamo a metà gennaio».
Chi sarà il reggente del Pdl?
«Attenzione, il partito ha già un grande leader che è Berlusconi. Diversa è la questione del reggente, importa poco chi sarà, lo vedremo cammin facendo. È preferibile che sia una persona affiancata da un comitato di reggenza, un primus inter pares. Nasce un partito del 45 per cento, che rappresenta la metà dell’Italia. Reggente e comitato saranno scelti sentendo la base».
È politicamente opportuno che il reggente sia di An o è preferibile che sia espressione del socio di maggioranza?
«Non può esserci nessuna preclusione, anche se sappiamo che il contributo più grande lo porta Forza Italia e per questo la candidatura di un uomo o di una donna di Forza Italia non dovrà stupire nessuno. Gli accordi per i delegati al congresso sono 70 a 30 o 75 a 25, sia pure spalmati sul territorio».
Per il ruolo di reggente ci sarà anche la candidatura Formigoni?
«Parleremo con Berlusconi e con gli altri del mio ruolo. Credo che nel comitato di reggenza potrò dare il mio contributo insieme ad altri ma ci sarà tempo per decidere, anche tenuto conto delle garanzie di continuità e del fatto che Berlusconi mi ha chiesto di essere vicepresidente di Forza Italia. Voglio sottolineare che lo dico con spirito di servizio».
Pensa a primarie tra i militanti o consultazioni tra gli iscritti?
«Niente primarie. Abbiamo due partiti strutturati in cui gli iscritti si sono già pronunciati, ci sono gli eletti, i coordinatori, espressione già forte di un consenso della base. Le modalità con cui sentire la base le stabiliremo nelle riunioni che si faranno già prima di fine agosto perché i tempi sono estremamente ravvicinati e bisogna tener conto anche di questo per scegliere il metodo migliore. Potrebbe anche succedere che An sente i suoi in un modo e Forza Italia in un altro».
Partito aperto o club esclusivo?
«Vorrei che le porte fossero aperte per tutti. Mi auguro che il processo che parte interessi sempre più i moderati italiani, anche quelli che si collocano sulla riva opposta. Spero che si sia tutti consapevoli di dover costruire una cosa nuova, una casa in cui tutti gli italiani si trovano a loro agio. Detto questo, è positivo che il Pdl eserciti forza di richiamo ma ci devono essere regole chiare per tutti».
Enrico Letta ha invitato il Pd ad abbandonare l’antiberlusconismo.
«Mi sembra una manifestazione di buon senso. Credo che il centrosinistra italiano abbia bisogno di questo, anche perché l’antiberlusconismo li ha portati a schiantarsi. È l’atteggiamento che ci aspettavamo dal centrosinistra in questa legislatura. Non l’ha imboccato ma è sempre in tempo per cambiare strada. Vediamo se alle parole seguiranno i fatti».
C’è il problema di chi chiede di rientrare.
«Esiste una regola: per le persone che hanno avuto precedenti militanze e vogliono entrare nel nuovo partito si devono pronunciare tutti i partiti fondatori».
E l’Udc?
«La regola vale per tutti».
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