I reportage del cronista «si fanno sentire»

Silenzi e rumori, suoni e voci della realtà che si srotola davanti agli occhi. La fotografia è anche questo: saper assaporare il mondo. E farlo con tutti i sensi, senza inseguire i fatti ma lasciando che siano essi a venirci incontro per farsi narrare. Ecco spiegata l’arte di Carlo Orsi, autore milanese, classe 1941, formatosi alla scuola di Ugo Mulas e attivo dagli anni Sessanta, al quale la Galleria Bel Vedere dedica una personale. Orsi fa il cronista, anche quando lavora per la pubblicità. All’inizio degli anni ’60 realizza reportage dall’Italia e dall’estero per riviste come Panorama, 3Settimo Giorno, il Mondo, Oggi. Pubblica libri, alcuni sullo scultore Arnaldo Pomodoro, di cui cura l’immagine dal 1984, e dagli anni ’90 riprende a occuparsi esclusivamente di reportage. Le sue riprese dall’alto, spettacolari e insolite, fanno un rumore sferragliante di traffico e aerei a bassa quota; quelle di paesaggio rimandano fin qui il vento e il silenzio di terre lontane, Tibet, Arizona, Utah, Berlino; quelle dentro ai musei sono silenzio e ispirazione. C’è poi gente che ci vive, in mezzo a quegli scatti. Ci sono toreri nell’arena vuota o gli abbracci ovattati di due sposi sulla spiaggia di Vasto. C’è Sandro Pertini nel suo studio, silenzioso, che legge un giornale. E ancora: un vigile vestito di bianco, orgoglioso ed elegante, in un’immagine datata 1964, o la folla di tifosi in delirio al Gran Premio di Monza nel 1996. Tutti fanno qualcosa.

Gridano o ridono, ballano o camminano, sbuffano o pazientano, come nel mondo reale. Stessi suoni, che a tendere bene l’orecchio possiamo captare anche noi.
Carlo Orsi alla Galleria Bel Vedere fino al 17 settembre. Info:02-45472468

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