Uscire dalla nicchia, trovare tifosi e futuri giocatori, dimostrare che a Milano nuove avventure sportive possono conquistare campo. Magari in erba sintetica, come quello del Vigorelli, che sabato (ore 18) manda in scena il debutto dei Rhinos nella stagione 2007 di football americano, avversaria Napoli. È il ritorno in A1 di una squadra dalle sette vite, quattro scudetti e cinque finali disputate fra il 1981 e il 1994, società scomparsa nel 1998 e poi fatta risorgere da un pugno di appassionati. Che avevano cominciato allenandosi al parco Sempione e ora custodiscono la tradizione attraverso un'associazione dedicata agli ex-giocatori. Ma pensano soprattutto al domani.
Il football italiano è una piccola tribù non riconosciuta dal Coni, meno di trent'anni di storia, 3000 tesserati appena e molto bisogno di far parlare di sé. Nessuno toglie il titolo a Bergamo dal 1998 e di sicuro non ci riuscirà Milano quest'anno ma il progetto-Rhinos è a medio termine. «In un periodo di crisi per il calcio, sport come il nostro devono conquistare attenzione», spiega Giuseppe Rizzello, d.g. dei Rinoceronti: «Puntiamo a essere competitivi fra tre anni». Il budget? 160.000 euro, discreto per l'A1: vengono pagati solo i quattro americani, il quarterback Kirchmeyer, il linebacker Shaka Martin, il difensive back Jonathan Martin e il ricevitore T.J.Smith, ci sono da mantenere anche il team di serie B e il vivaio, ottimo.
I rischi non mancano: scontare il noviziato in campo, faticare a portare gente al Vigorelli. Ma non mancano nemmeno le idee. Come le lezioni di flag, il football senza contatto, programmate in dieci scuole cittadine. O la carta-sconti per i tifosi o il lavoro sugli sponsor che garantisce il supporto di una decina di marchi e prevede attività specifiche: la Pfizer, settore farmaceutico, pensa a iniziative sul tema sport è salute come un camper per mini-test medici fuori dal Vigorelli. Ma perché investire sul football? Risponde Gaetano Giannetto, presidente di Epipoli, primo sponsor dei Rhinos: «Perché è ancora uno sport per tutti ed esalta l'idea di squadra. Non è popolare? Raccogliamo la sfida».
Da sabato parlerà il campo. «È un anno di prova, siamo pronti a tutto», dice l'allenatore Gigi Premoli: «Troveremo squadre più forti ma possiamo giocarcela. Agli americani, che potremo schierare solo due alla volta, chiedo di fare gli insegnanti. Gli italiani di esperienza aiuteranno i tanti nostri giovani negli aspetti psicologici e tecnici». Si punta molto sul quarterback Marco Gementi, classe 1985, ora infortunato.
Ma i Rhinos di ieri cosa dicono della nuova avventura? Palla a Luca Lorandi, anima anni '90. «Ottima iniziativa. Un consiglio? Continuate a divertirvi. Il football regala ricordi indelebili».
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