I Ris tornano nella villa del mistero e trovano nuove tracce di sangue

Gradoli: il giallo diventa una mattanza. Schizzi di sangue nel ripostiglio, nel corridoio e in altre stanze. I Ris dei carabinieri sono tornati in azione nella villetta in località Cannicelle, da dove sarebbero sparite Tatiana Ceoban, 36 anni, e la figlia Elena, 13 anni a distanza di venti giorni dal primo sopralluogo, quando vengono trovate le tre tracce di sangue "evidenti", sotto lo stipite di una porta, dietro il battiscopa, su una parete. Ieri mattina i cani addestrati sembravano "impazziti". "Fiutavano ovunque - raccontano i carabinieri di Viterbo -, erano nervosissimi. Qui è accaduto qualcosa di violento". E all'ora di pranzo arriva anche una ruspa, per setacciare ancora il giardino ma senza esito. Sul posto la zia della moldava scomparsa, Olga Nikifor, che vive a Bracciano. La sorella, Elena, 54 anni, è tornata a Bologna ed è lei, ora, a seguire le indagini.
Il presunto assassino, nonché proprietario di casa, Paolo Esposito, 39 anni, dal primo luglio è in carcere con l'accusa di duplice omicidio volontario aggravato. Dalla sua cella nel penitenziario di Mammagialla continua a urlare la sua innocenza. "Non ho ammazzato nessuno, non sono capace di fare del male nemmeno a un gatto" sostiene. I suoi legali, Enrico Valentini e Mario Rosati, hanno presentato ricorso al Tribunale delle Libertà. Fra i motivi per cui chiedono la scarcerazione o, in alternativa, la misura degli arresti domiciliari, la mancanza di prove concrete (non si sono trovati finora né i cadaveri né l'arma del presunto delitto), la non pericolosità del soggetto, il fatto che la figlia di 6 anni sia affidata solo ai nonni e da settimane soffra per la mancanza di entrambi i genitori. Per non parlare delle prove "latenti" evidenziate con il Luminol.
Del resto che qualcosa non fosse andato per il verso giusto durante il primo blitz del Ris, il 23 giugno, a quasi un mese dalla scomparsa delle donne, non lo nascondono nemmeno gli inquirenti. Insomma, a chi appartengono quelle macchie? Gli investigatori hanno setacciato soprattutto nella stanza di servizio attigua la cucina, passando reagenti su scope, spazzoloni e stracci ancora imbevuti di varechina, usata per ripulire il "macello" dopo il duplice omicidio.

E poi c’è il giallo dei due telefoni cellulari. Sono spenti da quel sabato sera del 30 maggio scorso ma almeno nei giorni seguenti, hanno continuato a "comunicare" la loro presenza alla cella del ripetitore a pochi chilometri da Gradoli.
yuri9206@libero.it

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica