da Gerusalemme
Mentre infuriano i combattimenti e gli attacchi aerei, e continuano a piovere razzi sulla Galilea, in Israele sta crescendo la polemica aperta dai riservisti. Quando la Patria li ha chiamati per affrontare il nemico si sono presentati in massa. Ma adesso fra i riservisti israeliani che negli ultimi giorni hanno subito gravi perdite nel Libano comincia a serpeggiare la frustrazione. Alcuni dicono che una volta fatti i conti con Hezbollah, torneranno a Tel Aviv, al ministero della difesa, a chiedere la testa di chi li ha mandati a combattere impreparati. Successe nel 1973, dopo la guerra dello Yom Kippur, quando il movimento dei riservisti assediò la Knesset fino alle dimissioni del governo di Golda Meir. E il fenomeno rischia di ripresentarsi, se le voci che già si ascoltano dovessero mettere radici. Sintetizza un certo «Yariv» in un sito internet di riservisti: «Riservisti non addestrati, a bordo di carri armati obsoleti, sono stati costretti a misurarsi in Libano con combattenti dei Guardiani della rivoluzione iraniani in una guerra che era prevedibile». «Yariv» rincara: «Di recente è stata inaugurata la nuova sede del ministero della Difesa, progettata da architetti di grido. Solo i combattenti sono stati dimenticati. Quando torneremo a casa punteremo sulla Kirya», la sede dei comandi militari. Da giorni la stampa locale riferisce di episodi che allinizio avevano dellinverosimile. Ad esempio di un soldato morto in combattimento, dopo essersi lamentato che nella sua unità i giubbotti antiproiettile «non chiudevano bene» e scarseggiavano. Poi le testimonianze sono andate crescendo. I riservisti riferiscono di fenomeni di disorganizzazione, per esempio di soldati a cui viene ordinato di andare in azione e poi scoprono di «non avere posto» sui blindati. I mezzi a disposizione, aggiungono, non consentono di operare al meglio. Gli apparecchi per la visione notturna e le radio sarebbero vecchiotti, non del tutto affidabili.
Nuova pesante giornata sul fronte di guerra: dodici civili sono morti e nove sono rimasti feriti nel nord del Libano dai bombardamenti israeliani. Al sud migliaia di civili hanno lasciato le città Marjayoun e Qlaia approfittando della scorta Unifil. Un drone (un aereo senza pilota) israeliano ha lanciato razzi in serata contro un convoglio di civili e militari libanesi: almeno 6 i morti e una trentina i feriti. Colpite anche due centrali elettriche: la città di Tiro è rimasta al buio.
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