Il patto di legalità qui non è stato firmato. Al campo regolare di Muggiano, 28 famiglie e 105 persone, non lo vogliono rispettare. «Qua siamo tutti italiani, perché dovremmo esibire un tesserino per entrare e uscire da casa?», dice Patrizia Stepic, mediatrice e portavoce del campo di via Martirano. Muggiano, una frazione milanese al confine con Cusago priva di collegamenti con i mezzi pubblici, è terreno fertile per i nomadi. Chi non è alloggiato nel campo regolare si è organizzato in proprio. «All’interno del Parco Sud si contano almeno dieci insediamenti irregolari. I rom hanno comprato piccoli appezzamenti e vi hanno costruito sopra baracche abusive», racconta un residente. Sempre in via Martirano, a poche centinaia di metri dagli zingari italiani, c’è un campo bosniaco non autorizzato. «Lavoriamo tutti qui. E le case in legno non sono abusive. Le altre costruzioni le abbiamo “condonate”», raccontano gli occupanti.
Ieri mattina Matteo Salvini e la commissione Sicurezza hanno effettuato un sopralluogo in zona. In realtà la commissione era ridotta ai minimi termini: parte della maggioranza e tutta l’opposizione (in polemica con il Salvini canterino e le sue frasi equivoche sui napoletani) hanno disertato l’appuntamento. «Evidentemente il Pd è allergico ai campi rom», commenta il neo-deputato europeo del Carroccio. Sulla situazione dei campi di Muggiano, Salvini non risparmia critiche al Comune: «Deve dare segni di vita. Siamo sicuramente in ritardo, bisogna intervenire. Già è stato chiesto alla magistratura di occuparsi del caso: qui ci sono interi campi e diversi edifici abusivi». Frasi che però non sono piaciute al vicesindaco Riccardo De Corato: «Salvini dovrebbe mettersi d’accordo con se stesso. Da una parte chiede segnali di vita al Comune, dall’altra ammette che l’amministrazione ha già denunciato tutte le costruzioni abusive della zona. Semmai sono altre istituzioni che dovrebbero attivarsi». Specie la magistratura che «ha deciso di non procedere penalmente, dato lo “stato di necessità”». De Corato ha poi punzecchiato Salvini: «A differenza sua noi non facciamo tour nei campi, ma censimenti e sopralluoghi costanti».
Intanto le associazioni responsabili della gestione dei campi avanzano dubbi sul regolamento del patto di legalità per i rom. «Noi non lo applichiamo, perché è semplicemente impossibile farlo - spiega don Massimo Mapelli della Casa della Carità -. Si vogliono obbligare operatori sociali come noi a fare la parte dei poliziotti, controllando chi entra e chi esce, con limiti di orari e consegna di tesserini. Ma è impossibile: solo nell’area 3 di Triboniano abbiamo nove ingressi e noi siamo 5 operatori per 170 ore di lavoro a settimana. Come possiamo controllare? È un lavoro da poliziotti, nell’appalto che abbiamo vinto non c’erano questi obblighi». C’è poi un lato prettamente sociale.
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