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I segreti di casa Misseri nel letto di Cosima

I rapporti in una famiglia si capiscono di notte: a dormire insieme erano qui madre e figlia. Michele era escluso da affetti tutti matriarcali. In questa cultura arcaica e postmoderna insieme, il maschio è solo complice e vittima

I segreti di casa Misseri nel letto di Cosima

Taranto - Per capire cosa bolle nella pentola (quasi mai trasparente) degli affetti familiari c’è una regola base, che ogni buon terapeuta conosce: guardare cosa succede di notte, chi dorme con chi, e dove. In casa Misseri, nella famiglia dove Sara avrebbe voluto vivere, nel letto coniugale dormiva la madre, Cosima, con la figlia Sabrina. Il padre, Michele, dormiva su una sedia a sdraio, in giro per la casa. Questa disposizione nel sonno, non parla tanto della sessualità, ma certamente dell’Eros, della tensione affettiva. Che in quella casa correva forte tra le donne. Michele era il costruttore della casa, costruita con una vita di lavoro, prima da muratore e operaio negli anni da emigrato in Germania, poi da padroncino di qualche campo a Avetrana. Ma l’amore, la fiducia, l’affetto, scorrevano altrove. Correvano nel progetto della casa comune che avrebbe accolto Sabrina e Sara, le due cuginette sempre appiccicate, non appena la più piccola avesse compiuto 18 anni. Riposavano, le pulsioni affettive, nel lettone dove l’inquieta Sabrina si acquietava accanto alla sagoma della grande madre Cosima, silenziosa, che sapeva tirar dritto senza scomporsi.

Il letto racconta la qualità dell’Eros, del sentimento d’amore, che qui (come in moltissime famiglie della Penisola), è tutto interno al mondo femminile. Ci parla anche, il letto, della fiducia. Si dorme con chi ti ispira fiducia. Per questo, l’espropriazione dal proprio letto da parte dei bambini, che un esercito di mariti accetta quotidianamente come si trattasse di un evento non significativo, normale manifestazione di momentanee esigenze dei bambini, o della madre, è invece, in buona parte dei casi, ben più di un campanello di allarme di una crisi coniugale (e poi familiare), che rischia di scoppiare di lì a poco. Naturalmente poi la disposizione nei letti, la rete affettiva del «chi dorme con chi», illustra anche la geografia del potere nella famiglia. Una geografia che naturalmente ha il suo centro nei genitori, e nel loro letto, luogo reale e simbolico della generazione, dell’affetto e della fiducia. Ma in casa Misseri non era così. Lì, come in molte famiglie non solo del Sud Italia, il padre, rifornitore di denaro e lavoro, è il detentore di un potere il più delle volte di facciata, ma tutto ciò che conta sul piano affettivo e relazionale, gira intorno alla donna e alla madre. Nel bacino del Mediterraneo è così da tempo immemorabile, dai tempi delle prime narrazioni incise sulle tavolette di cotto, che raccontano le gesta della Dea Grande madre Ishtar, ai racconti di Brancati. Ma anche alle cronache di «nera» quotidiana, che raccontano di leggi violate e bocche cucite in nome di legami e alleanze di sangue. Mentre la legge viene, simbolicamente, dal padre. Certo che a volte viene fatta rispettare anche da Dee femminili, come Minerva Atena, fondatrice del Tribunale Ateniese: però è una vergine, uscita direttamente dalla testa del padre Giove, senza passare dai visceri, dagli affetti, dagli attaccamenti delle alleanze materne.

Insomma, lo spettacolo di fronte al quale si accalca un’opinione pubblica ipnotizzata dallo sguardo affascinante e orrendo della Medusa (altra Dea-Mostro-Madre mediterranea), di cui Sabrina ci sta forse offrendo un’interpretazione arcaica e insieme postmoderna, è quello rappresentato dalla forza dei legami familiari, centrati sui rapporti fra donne, che il sociologo canadese Banfield chiamò (ancora negli anni ’50 del ’900) il sistema del «familismo amorale», caratteristica centrale allora come oggi della società italiana (e delle sua economia, e non solo in senso negativo). I maschi, come Michele, o anche il «Mammasantissima» della famiglia mafiosa (che viene iniziato giurando su un’immagine di un’incolpevole Maria), sono complici e vittime, assieme alle stesse donne (Sara), di questo sistema di affettività e di potere intenso e spietato.

Che ha resistito finora e, col caso Scazzi ed altri, si avvia a giocare un ruolo da protagonista anche nel sistema delle comunicazioni di massa, cavalcando internet e tv, come faceva la Dea Madre Ishtar coi suoi mostri primordiali.

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