da Roma
«I senatori a vita umiliano il Paese e di loro si parla sempre meno. Da novembre, dopo il lancio della costituente de La Destra, sono pronto a organizzare sit-in sotto le loro case ogni volta che faranno valere il loro voto». Francesco Storace preannuncia una nuova forma di protesta contro lanomalia «salvavita» della maggioranza. E si schiera apertamente per tornare alle urne il più presto possibile.
Senatore Storace, si moltiplicano gli attacchi contro lattuale legge elettorale. Per quale motivo?
«La legge elettorale è diventata uno strumento da una parte per ritardare lagonia del governo Prodi, dallaltra per prendere tempo in attesa di scendere in politica, come Montezemolo. Io guido un movimento che nasce a novembre con la Costituente ma che non ha problemi a precipitarsi nellagone politico per riportare Berlusconi al governo. Per me si può andare a votare con questa legge anche se mi infastidisce il fatto che non abbia le preferenze».
Ma davvero la legge elettorale è la vera urgenza e la vera anomalia del sistema politico italiano?
«Ovviamente no. Lanomalia è quella di un governo in rotta di collisione con lItalia che si regge sul voto dei senatori a vita, una questione che sembra sparita dal dibattito. Ora votano perfino gli ordini del giorno. Non si esprimono più solo sulla sfiducia ma su tutto. Lanomalia ormai è permanente».
Lei lancerà manifestazioni di protesta?
«Dopo la costituente de La Destra lancerò la protesta con i sit-in sotto casa dei senatori a vita, con 50 ragazzi ogni volta lì per dire di non andare a votare. Daltra parte ormai da luminari della patria si sono trasformati in abat-jour del governo. Sono orgoglioso di essere connazionale della scienziata Rita Levi Montalcini ma mi vergogno di lei come senatrice».
Lei crede davvero che in primavera si vada al voto?
«Il voto è sempre più vicino, come dimostra il successo della manifestazione della Brambilla. Cè un vento nuovo nel Paese e non lo ferma più nessuno. Ormai Berlusconi è diventato la stella polare della rivolta contro il governo».
Prodi potrebbe tentare la carta della riduzione del numero dei ministri per sopravvivere.
«O tentano di correre ai ripari riducendo la compagine governativa o li perdono tutti. Il problema è il Paese che non può andare avanti così. Ormai Prodi pensa solo a tirare a campare».
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