da Roma
Dopo lo scambio di battute a distanza tra Fassino e Bertinotti sulle «Olimpiadi banco di prova dellUnione», è il leader del centrosinistra, Romano Prodi, a mettere acqua sulla fiaccola olimpica. Toni bonariamente drastici: «Il boicottaggio? Lo vedo come una mancanza di civiltà...». Il Professore si rimette alla buona volontà dei giovani contestatori, perché «sarebbe decenza civile quella di smetterla». Già 2000 anni fa, ricorda, «cera la tregua olimpica: fin dallinizio la civiltà diceva «ora ci misuriamo nei Giochi, sospendiamo le tensioni e le risse». Quella dei no global, per Prodi, è una ricerca di palcoscenico inappropriata: «Si approfitta delle Olimpiadi per una visibilità su cose che non centrano nulla...».
Ma se il centrista Enrico Letta aveva provato ad alzare i toni, perché «chi boicotta è fuori dallUnione», tanto Fausto Bertinotti che gli altri leader della sinistra antagonista tendono a smorzarli. Il capo rifondatore ribadisce che le «Olimpiadi sono il banco di prova soltanto degli atleti». Le proteste nascono dai disagi, ricorda Bertinotti, e se «le politiche del governo sono fallimentari, producono il declino e la crisi dellItalia, tanto che in Europa godiamo di cattivo credito, questo non dipende dalle popolazioni della Val di Susa...». Il segretario di Rifondazione è piuttosto preoccupato per loffensiva «moderata» e lo ha espresso anche ieri alla direzione di Prc, convocata per discutere il sì al programma dellUnione. «Abbiamo un partito che è al centro dello scontro in Italia, dalle Alpi in giù - ha detto Bertinotti -. Siamo sotto tiro per le manifestazioni delle Olimpiadi, quelle contro la Tav. E anche per la battaglia che a Napoli è riuscita a stabilire che lacqua è un bene pubblico, con una politica compromissoria che qualche anno fa i soliti sapientoni avrebbero liquidato uscendo dalla giunta...». Il riferimento è allala dei «duri» di Prc, mentre Bertinotti rivendica il successo di unaccorta politica di attenzione ai movimenti, ma aiutandoli a evitare eccessi controproducenti. Così anche sul tema olimpico pare che l«armistizio» invocato nei giorni scorsi possa funzionare.
Contro possibili «strumentalizzazioni» delle contestazioni torinesi si muovono i Verdi, da Alfonso Pecoraro Scanio a Paolo Cento, che chiedono al governo «di non cavalcare un inesistente allarme no global: solo i regimi alla vigilia delle elezioni hanno la faccia tosta di alzare la tensione e gli allarmismi per criminalizzare chi protesta e per piegare lo sport agli interessi del governo. Le Olimpiadi sono una festa di sport per tutti...». Tregua olimpica e «clima civile» invoca il leader ds Piero Fassino.
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