I sindacati minacciano di paralizzare la Francia

L’ultimatum al governo sui contratti di primo impiego

Alberto Toscano

da Parigi

La manifestazione di sabato pomeriggio, a cui hanno preso parte quasi 300mila persone, ha lasciato il segno nella politica francese. Il governo del primo ministro Dominique de Villepin è stato senza dubbio indebolito da questa dimostrazione di forza da parte dell’ampio ed eterogeneo schieramento che si batte contro il cosiddetto Cpe, sigla che sta per «Contrat première embauche». Si tratta di un provvedimento fondamentale dal punto di vista del capo del governo e anche del presidente della Repubblica Jacques Chirac, che hanno deciso ormai da mesi di legare la propria personale popolarità a questo dispositivo, destinato secondo loro a risolvere il problema della disoccupazione giovanile. Secondo le organizzazioni studentesche di vario colore politico invece, il primo ministro e il capo dello Stato hanno varato un provvedimento discriminatorio, che rende possibile il licenziamento senza giusta causa delle persone di età inferiore ai 26 anni. Da un lato il diritto del lavoro francese resta identico a prima, con un’estrema difficoltà a licenziare i dipendenti, ma dall’altro si sceglie di fare un’eccezione per la sola fascia giovanile, che viene a trovarsi in una situazione considerata assai disagevole per quanto riguarda la stabilità professionale.
Ieri gli organizzatori delle manifestazioni di sabato, che nell’insieme della Francia hanno visto scendere in piazza tra un milione e un milione e mezzo di persone, hanno lanciato al governo ultimatum ben precisi: sciopero generale e nuove dimostrazioni se «24 ore di tempo» la legge istitutiva del Cpe non verrà completamente ritirata dalle autorità. E questo è il punto: si tratta di una legge già votata dal Parlamento. Come può un governo fare marcia indietro in modo tanto clamoroso senza rassegnare le proprie dimissioni? Questa è la domanda che certamente si pongono in questo momento Chirac, Villepin e i loro fedelissimi. Il tono dell’ultimatum varia a seconda di coloro che proferiscono tale minaccia. I rappresentanti del sindacato filocomunista Cgt sono estremamente duri nei confronti del primo ministro Villepin, a cui arrivano letteralmente a intimare il ritiro del nuovo dispositivo che va sotto il nome di Cpe. Per contro, i leader della confederazione più moderata Cfdt, a cui è affiliata l’organizzazione studentesca Confédération étudiante, preferiscono utilizzare un linguaggio meno categorico. Comunque il contenuto è lo stesso: se la legge sul Cpe non sarà ritirata entro domani sera la Francia sarà teatro di uno sciopero generale destinato probabilmente a svolgersi alla fine di questa settimana.
Intanto si contano i feriti e i fermati delle dimostrazioni di sabato pomeriggio, e soprattutto degli incidenti di sabato notte. Il bilancio è di 167 arresti, 70 dei quali trasformati in fermi, e 52 feriti, 34 agenti e 18 manifestanti. Gruppi di provocatori, provenienti soprattutto dalle periferie urbane di Parigi e delle altre principali città, si sono infiltrati nei cortei e hanno cominciato a incendiare automobili, a distruggere vetrine e a saccheggiare tutto il saccheggiabile. In due quartieri di Parigi la situazione è rimasta tesissima fino a tarda notte e le forze dell’ordine hanno fatto ampio ricorso ai gas lacrimogeni. Si tratta della zona di Place de la Nation, dove il corteo di studenti e sindacati si è concluso poco dopo le 18 di sabato, e del Quartiere Latino, dove i manifestanti hanno tentato nella notte di assaltare l’Università della Sorbona. Quest’ultima è chiusa e presidiata da ingenti forze di polizia, dopo l’occupazione che ha avuto luogo una decina di giorni fa e dopo lo sgombero da parte degli agenti.

Gendarmi e poliziotti sono riusciti a respingere l’attacco notturno di gruppi di facinorosi, ma l’idea di «liberare la Sorbona» continua a essere lo slogan più simbolico delle ali estremiste presenti nel nuovo movimento studentesco transalpino. Sta di fatto, comunque, che la grande maggioranza degli studenti esprime una posizione relativamente moderata: vogliono sì il ritiro del Cpe. Ma vogliono anche riprendere le lezioni.

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