I sindaci puntano sul superenalotto per tagliare le tasse

La tentazione è forte e contagia tutti i sindaci d’Italia. Da Vercelli a Messina, tutti con un sogno in comune: vincere al superenalotto. Per dare una svolta, per entrare nella storia, per sperare. Le casse dei comuni piangono, non ci sono fondi, dicono gli amministratori, e poi, peggio di una sciagura si è abbattuta l’angoscia Tremonti che voleva uccidere le piccole province. In molti hanno tremato, si sono contati, chi non arrivava a 200mila ha pensato: è la fine. Addio auto blu, niente più consiglieri provinciali. Poi, non se n’è fatto più nulla e i più piccoli hanno festeggiato. Lo spauracchio era passato, Tremonti dileguato. Eppure come fare a stare tranquilli, si sono arrovellati i sindaci. Ad Antonio Amente, primo cittadino di Melito, nel napoletano, l’idea gli è venuta proprio al bar: investire i fondi pubblici per giocare al Superenalotto e trasformare il comune in un paradiso dove i cittadini non pagano più le tasse. «Voglio trasformare la mia città in una piccola Montecarlo», ha detto sicuro Amente. Ogni settimana giocati 15 euro, 5 euro a puntata. Già, perché il sindaco - tenace - intende giocare sempre, senza lasciarsi sfuggire una sola estrazione. «In totale abbiamo calcolato spenderemo circa mille euro all’anno. Partiamo quest’anno ma proseguiremo a tempo indeterminato. La mia è un’amministrazione vincente e sono sicuro vinceremo anche al Superenalotto», dice fiducioso Amente. E i residenti, a detta del primo cittadino, sembrano gradire l’iniziativa: «So di essere il primo in Italia ad averci pensato. Proprio perché è una cosa così originale, abbiamo fatto un sondaggio fra i cittadini e l’idea piace a tutti».
Ma Amente si sbaglia, perché il sindaco che desidera vincere al Superenalotto non è solo. La speranza accomuna tutti, da Vercelli a Messina. Tutti sognano, sperano, incrociano le dita, toccano ferro, fanno scongiuri, maneggiano cornetti aspettando le estrazioni vincenti. La febbre è scoppiata dopo Bagnone. Il 6 storico, la vincita più alta mai realizzata in Europa ha fatto perdere la testa. Era il 22 agosto dell’anno scorso, la schedina vincente era da due euro. Ancora oggi nel paese di 200 abitanti si guardano uno con l’altro con sospetto. Il fortunato resta un’incognita. I più informati sussurrano che sì, potrebbe essere un meccanico che ha chiuso bottega ed è andato a vivere in America. È da allora che la voglia di provare si è trasformata in contagio, tentazione irresistibile. Il jackpot è arrivato a 123,2 milioni di euro. È il premio più alto del mondo. Gianluca Buonanno, sindaco di Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, già da alcune settimane tenta la fortuna: «Se il comune vincesse vorrei abolire tutte le tasse ed estinguere tutti i mutui sulla prima casa». Le promesse sempre più clamorose: «Se dovessimo vincere il jackpot i farò il giro del comune in mutande», azzarda Buonanno. Sono i sindaci-fatine che ti dicono: i sogni sono desideri, basta tentare, azzardare, sperare.
Lo sa bene il comune di Ficarra, in provincia di Messina. Prima del Superenalotto l’umore era a terra. Le casse vuote, i fondi Fas scomparsi prima di arrivare. Eppure grazie al sindaco, Basilio Ridolfo, hanno già iniziato a sentirsi più fortunati; girano contenti aspettando la buona notizia che prima o poi arriverà.

Il sindaco ne è convinto: a indovinare la sestina sarà lui, è per questo che non smette più di giocare. «Prelevo dalle indennità degli assessori 115 euro. E i numeri li prendo dalle date della festa patronale della Madonna Dell’Assunta».

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