"I social sono una minaccia vuota. Giusto vietare i cellulari a scuola"

La cantautrice Elisa in un San Siro tutto esaurito il 18 giugno: "Cremonini sul palco con me"

"I social sono una minaccia vuota. Giusto vietare i cellulari a scuola"
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Elisa, il suo primo San Siro.

«Non pensavo manco di poterci arrivare in uno stadio».

Ed è un vero tutto esaurito.

«Inizieremo con una cosa quasi degli esordi proprio perché mi commuove pensare da dove sono partita e dove sono arrivata».

Quindi sarà uno show kolossal.

«Tutt'altro, ho scelto il minimalismo, anche perché lo stadio è complesso da gestire acusticamente, e poi ci sarà la mia band degli inizi, sempre con Andrea Rigonat alla chitarra».

Ci sono le popstar e poi c'è Elisa perché lei gioca un campionato a parte, nel proprio mondo, e solo ogni tanto arriva qui da noi. «Questo non è un concerto, è un progetto», spiega lei carica di energia pensando al 18 giugno, il suo esordio nella categoria degli «artisti da stadio». Per di più San Siro, il re degli stadi. Lo farà, manco a dirlo, a modo proprio ossia con una attenzione seria e spasmodica al rispetto dell'ambiente. C'è quasi una vocazione, in Elisa, alla ricerca della sostenibilità ambientale, una vocazione che va oltre le categorie politiche anche se, parlando, le viene da dire che «dai governanti spesso arrivano decisioni e azioni irresponsabili». Dall'alto di un disco di diamante, quaranta di platino eccetera eccetera, potrebbe pontificare e dettare regole o lanciare proclami. Invece è diventata un esempio proprio per la modestia e il garbo con cui combatte le battaglie come questa. Ma non ha mezze misure: il palco di San Siro sarà alimentato a biocarburante Hvo - che riduce le emissioni fino al 70% («Non c'è mai stato un concerto alimentato con bio fuel fatto con materia di scarto»), i traposrti pubblici saranno potenziati, la raccolta differenziata pure e sarà sensibilizzato il riuso dei vestiti in collaborazione con Vesti Solidale. Insomma, Coldplay scansatevi, per parlare di una grande rockband che ha già fatto molto in questa direzione. E poi ci sarà una donazione per un progetto verde, ossia la nascita di un bosco. «Abbiamo collaborato con tutta la nostra squadra, con Friends&Partners, Music Innovation Hub, Andrea Rapaccini, il Comune di Milano e in particolare con l'assessore all'Ambiente, Elena Grandi», spiega Elisa, che aggiunge: «Se questa scelta riuscisse a ispirare altri, l'impatto diventerebbe davvero significativo».

Infatti questo è il vero problema. Elisa è abbastanza sola in questo.

«Questo senza dubbio è un problema sistemico. Proprio per questo ho iniziato a parlare con amici e colleghi per andare in questa direzione. Più siamo, meglio è».

In effetti si fanno tante parole ma pochi fatti.

«Spero che questo concerto sia una occasione per smuovere le acque. Qui non si contesta nessuno, si cerca solo di mettere in pratica quanto più o meno tutti sappiamo. La porta verso il senso civico resta la cultura e fingere di non averne le possibilità è un errore. La deresponsabilizzazione è molto dannosa».

C'è una fuga generale dalle responsabilità.

«Anche la minaccia dei cellulari e dei social media sembra più che altro la minaccia del vuoto e della paura di affrontare la realtà. Io ad esempio sono favorevole al divieto dei cellulari nelle scuole. Non a caso il mio concerto sarà basato tutto sulla interconnessione, non su altro».

Appunto, il concerto.

«Sarà un best of di canzoni e durerà molto, non riesco a ridurlo e nemmeno sarebbe giusto».

Quindi?

«Diciamo due ore e tre quarti, quasi tre ore. Sarà uno show lungo, sono 28 anni che siamo qui a giocherellare con la musica».

Praticamente una durata alla Baglioni.

«No, Baglioni è intoccabile, lui è l'infinito...». (sorride - ndr).

Lei, la band e il pubblico.

«No ci saranno anche quattro coriste, la mia musica è coralità».

Saranno tre decenni che fa dischi ma non perde la voglia.

«La nostra parte del gioco è fare gli artisti, ma non necessariamente ci si ferma a quello. Mi fanno ridere quelli che mi dicono ma cosa te ne frega, tu pensa a cantare. Io ho le mie convinzioni e ci credo, a prescindere da tutto».

Uno spirito ribelle.

«Ho avuto contatti con Brian Eno, non è nata una collaborazione ma abbiamo fatto una lunga chiacchierata nella quale mi ha detto una cosa che mi ha fatto riflettere: I cambiamenti di sistema sono così difficili da

mettere in atto perché chi è al potere, chiunque sia, ha tanti vincoli, deve rispettare tanti equilibri e quindi il cambiamento viene dal basso, viene da tutti noi. Non è una rivoluzione, è semplicemente una evoluzione».

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