I socialisti genovesi alla messa di don Gianni per ricordare i nove anni dalla morte di Craxi

Nelle prime file, su una delle panche più vicine all’altare, c’è «sigaro tonante», Delio Meoli, leader potente e rispettato - fino all’invasione di campo di Manipulite - dell’allora Psi. Accanto al patriarca, sguardo e portamento sempre fiero, una ventina di vetero, ex e neo socialisti, e due «esterni», Pierluigi Vinai e Alessandro Gianmoena, che condividono i significati del rito. Non riescono a riempire la navata buia e anche un po’ algida, in tutti i sensi, ma non sono voluti mancare. Come ogni anno, da otto anni a questa parte. Da quando, cioè, don Gianni Baget Bozzo ha inaugurato la consuetudine di ricordare l’anniversario della scomparsa di Bettino Craxi con una messa nella chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano. È don Gianni a fare le convocazioni. E in questo nono anniversario rispondono i «socialisti» (pardon: i socialisti) Guido Grillo e Emanuele Basso (consiglieri comunali di Forza Italia), l’attore e regista Mario Menini, Federico Pezzoli, Giovanni Segalerba (già assessore e presidente Apt, arrivato al volante di un maxi-suv), Giuseppe Vittorio Piccini, l’ubiquo, attivissimo Pier Giorgio Razeti («lunedì, commemorazione a Roma, Hotel Sistina»), e pochi altri.
La messa va avanti veloce, l’omelia di Baget Bozzo è breve, la sua voce si perde quasi nel vuoto, solo poche battute arrivano alle orecchie dei presenti che, pure, percepiscono benissimo il messaggio: «Craxi ha avuto il coraggio di affermare che il sistema era corrotto, così ha firmato la sua condanna a morte». Corre un brivido. Come ogni anno, da otto anni a questa parte. Finisce tutto in un amen, escono in fretta, i socialisti, ma si fermano sul sagrato ad attendere che don Gianni si spogli delle vesti sacerdotali e indossi, a pieno titolo, quelle del politologo. Infatti: «Bettino appartiene a un’epoca in cui si poteva fare politica, contavano i partiti. Oggi è diverso, la corruzione colpisce a livello locale». Il Pd? azzarda qualcuno. «Ha fallito. Solo il centrodestra è davvero per le riforme. Bisognerebbe ritrovare l’unità nazionale per affrontare la crisi in atto. Ma la sinistra non è credibile». Meoli fa capannello lì vicino, e critica «la politica spettacolo in televisione».

Ma è Grillo che entusiasma la (esigua) rappresentanza annunciando «grandi manifestazioni con ospiti e proiezione di filmati per l’anno prossimo, in occasione del decimo anniversario, d’intesa con la Fondazione Craxi promossa dalla figlia di Bettino, Stefania». Un modo per guardare avanti. Dopo tanto guardarsi alle spalle.

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