Egregio Dott. Granzotto, leggo con piacere e con una punta di soddisfazione personale la lettera del Sig. Manetti e il suo relativo commento. Dicevo «una punta di soddisfazione personale» perché già qualche anno fa, parlandone con i miei figli, avevo sollevato la questione su tale «tic». Ma, per sottolineare il suo «spalancare la porta alla Babele», desidero sottoporle un altro uso «bastardo» della bella lingua di Dante: è il termine «mi perplimo» usato in luogo del più che normale «sono perplesso». È incredibilmente il presente indicativo della voce dellinesistente e orribile verbo riflessivo «perplimersi»! Tale termine fu usato per la prima volta da un discutibile comico italiano e, anziché trattarlo come una semplice battuta comica, è stato ed è utilizzato in maniera seria anche da giornalisti dellultimora. Il guaio è che questo orrore ha avuto un imprimatur da Marco Biffi della Redazione consulenza linguistica dellAccademia della Crusca.
Ma allora a che serve studiare la grammatica, la sintassi, antologie varie se poi puoi parlare e scrivere come capita? «Ahi serva Italia di dolore ostello - direbbe Dante - non donna di province ma bordello!». A proposito, a Roma le targhe stradali di marmo di Viale delle Province - così scritto correttamente in un primo tempo - sono state corrette scalpellandoci dentro una «i» e tuttora si legge Viale delle Provincie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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