I sondaggi, Enrico Musso, Austerlitz e Waterloo

I sondaggi, Enrico Musso, Austerlitz e Waterloo

(...) E a commissionarne in continuazione e a viverli come una sorta di Bibbia, solo un po’ più autorevole, sono gli stessi che attaccavano Berlusconi come un maniaco dei sondaggi, fissato con la politica di carta, contrapposta alla politica vera.
Ecco, io credo che tutto questo - sia che lo faccia Berlusconi, sia che lo faccia il Pd - sia un abbruttimento della politica. E, in questi mesi, abbiamo cercato di preservarvi il più possibile da queste storie sui sondaggi. Anche sull’ultimo, forse il più interessante di tutti, pubblicato da Repubblica-Il lavoro, guidata da un giornalista serio e onesto intellettualmente come Franco Monteverde e chiosato nei giorni successivi dall’ottimo Raffaele Niri, una specie di cane da tartufo delle notizie sotterranee. Piccolo particolare: Monteverde, Niri ed io la pensiamo in maniera diversissima su quasi tutto lo scibile umano, ma questo non ci impedisce di rispettarci. Io parlo per me, ma spero e penso sia reciproco.
Quello che, però, vi voglio raccontare è che, se occorre fare attenzione ai sondaggi, ancor più attenzione occorre fare all’utilizzo sbagliato dei sondaggi. Da chi li prende come una medicina con scritto sopra «agitare prima dell’uso», da shakerare e spiegare secondo le proprie necessità.
Proprio per questo, trovo surreali i sondaggi trionfalistici sulla candidatura di Enrico Musso a sindaco, ufficializzata proprio nelle scorse settimane, ma di fatto sul tappeto da anni. E già la circostanza che il nome del senatore del gruppo Udc e Autonomie e vicesegretario nazionale del Partito liberale antiberlusconiano giri da così tanto tempo, lo pone chiaramente in posizione di supremazia su candidati virtuali, da Sandro Biasotti a Matteo Rosso, da Edoardo Rixi a Roberto Cassinelli, da Raffaella Della Bianca a Pierluigi Vinai, da Lilli Lauro a Lorenzo Pellerano, da Matteo Campora a Gianni Plinio.
Ma, prima ancora di dirvi perché - nonostante questo enorme vantaggio di essere partito già da anni, rispetto a quelli che sono ancora ai box, non certo per colpa di Musso - ci tengo a ribadire una cosa che non ho mai nascosto, persino al diretto interessato a cui ho sempre parlato a viso aperto, scrivendo senza nascondere la penna. Non ritengo che Musso abbia la credibilità politica per essere il candidato del centrodestra - nemmeno a un eventuale ballottaggio - dopo aver voltato politicamente le spalle a chi l’ha imposto come candidato sindaco e come capolista al Senato, Claudio Scajola prima e Silvio Berlusconi poi. E non ritengo che abbia la credibilità per fare il consigliere comunale dopo essersi fatto eleggere a Tursi e aver sostanzialmente disertato la stragrande maggioranza delle sedute una volta eletto in Senato, quando avrebbe potuto benissimo lasciare spazio al primo dei non eletti, Gian Luca Fois. Chi non capisce la gravità di questi peccati originali politici, può tranquillamente pensare che il nostro sia accanimento o una guerra mia personale contro Musso. Che, invece, umanamente considero un ottimo conoscente di cui ho stima accademica e con cui mi trovo anche bene ogni volta che sto insieme con lui, faccia a faccia.
Detto questo, passiamo ai sondaggi. Partendo dai titoli di giornale pre-alluvione: «Ecco il sondaggio segreto del Pd: (Vincenzi) perdente con Musso, vittoria facile con Biasotti». E, a questo punto, uno magari ci fa anche un pensierino. Per mandare a casa Marta, uno potrebbe chiudere anche uno o tutti e due gli occhi. Il problema è che poi, leggendo bene il sondaggio escono altri numeri. Così come quelli in cui il potenziale antagonista era Matteo Rosso. Anche in questo caso, al ballottaggio, Marta avrebbe perso con Musso. Ma, anche in questo caso, Rosso, come Biasotti, sarebbe arrivato al ballottaggio. Non Musso.
Insomma, io posso anche dire che avrei battuto Napoleone ad Austerlitz. Ma se ad Austerlitz non ci fossi arrivato, la mia sorte sarebbe stata quella di Waterloo. Ecco, la storia di Musso rischia di essere questa: tanto entusiasmo per la vittoria al ballottaggio, ma il rischio di non qualificarsi per lo stesso ballottaggio.


E, come ha giustamente notato in una bella intervista al Secolo XIX anche un Roberto Cassinelli poi silenziosissimo su molte questioni dello scibile umano, anche un distacco limitato di Rosso (o Della Bianca, o Plinio, o mister X) nei sondaggi di oggi rispetto allo stracandidato Musso è già un grande risultato. Essere a un’incollatura senza nemmeno essere candidati, infatti, è un ottimo viatico.
Morale della favola: puntando sul ballottaggio, stavolta, i moderati veri possono vincere davvero.

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