I suoi pitbull sbranarono bimbo: «Apro un altro allevamento»

I tre pitbull che aveva allevato sbranarono Suleiman, un bimbo svizzero di origine turca di 6 anni. Ucciso mentre andava all’asilo a Oberglatt, in Svizzera, l’1 dicembre 2005. L’allevatore, Morris Castellarin, italiano di 43 anni, venerdì è stato espulso in Italia dopo 20 mesi di carcere.
Ora intende aprire un nuovo allevamento di pitbull. Intervistato dal giornale svizzero Sonntag Blick, l’uomo non dà segni di pentimento. Secondo lui la morte del bambino è stata un «concatenamento di sfortunate circostanze», causata dal fatto che in gruppo si rafforza l’istinto di caccia dei cani, soprattutto perché il bambino si era messo a correre, «la cosa più sciocca che si possa fare in una situazione del genere». Queste le sconcertanti dichiarazioni del proprietario dei pitbull, che ha sempre negato di avere delle responsabilità precise in quello che è accaduto.
La tragedia di Oberglatt ebbe vasta eco in tutta la Svizzera, suscitando un dibattito nazionale sui cani pericolosi e portando all’approvazione di leggi più restrittive. I tre pitbull furono soppressi e il proprietario subito arrestato. Il tribunale svizzero lo condannò a 30 mesi di detenzione per omicidio colposo e con lui furono condannati anche l’inquilino dell’appartamento da dove i tre pitbull erano scappati e l’ex compagna dell’italiano a 12 e 14 mesi con la condizionale. I tre hanno presentato ricorso al tribunale d’appello di Zurigo, che deve ancora pronunciarsi.
Intanto, dopo 20 mesi, Castellarin è uscito per buona condotta ed è tornato in Italia, dove intende riprendere la sua precedente attività. Morris Castellarin aveva portato sei giovani pitbull in Svizzera alla fine di novembre 2005 e i cani erano stati messi in un canile di fortuna installato su una terrazza, da cui fuggirono in tre. Gli animali erano stati allevati in Italia, e secondo gli atti d’accusa svizzeri erano sempre stati in locali chiusi senza alcun contatto con gli esseri umani, in condizioni deplorevoli.


Per questo la Procura svizzera ritenne che sia Castellarin che i due coimputati dovessero sapere che gli animali potevano rappresentare un pericolo se lasciati incustoditi. L’uomo tuttavia non intende cambiare mestiere, e le sue dichiarazioni fanno pensare che non abbia imparato molto da questa triste vicenda.

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