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I super-missili di Teheran aprono la strada alle sanzioni

Chi sperava che la scoperta del nuovo impianto segreto per l’arricchimento dell’uranio avrebbe costretto l’Iran a più miti consigli è stato deluso. Ieri le Guardie della rivoluzione islamica hanno testato un missile terra-terra, lo «Shebab 3», la cui gittata di duemila chilometri comprende Israele e le basi americane nella regione tra i suoi possibili bersagli. Le immagini trasmesse in televisione hanno mostrato il lancio del missile accompagnato dal grido di «Allah è grande», mentre anche versioni aggiornate dello «Shebab 3» e del «Sejil», un altro missile simile, sarebbero state testate.
Il messaggio è già di per sé sufficientemente chiaro, ma le autorità iraniane hanno aggiunto dichiarazioni bellicose: così il ministro della Difesa, Ahmad Vahidi, è intervenuto in televisione mettendo in guardia Israele dall’attaccare la Repubblica islamica, altrimenti lo Stato ebraico «esalerà l’ultimo respiro».
Questo è dunque il modo in cui l’Iran prepara il terreno agli incontri di Ginevra di dopodomani, nel corso dei quali i suoi inviati discuteranno delle ultime inquietanti novità riguardanti il loro programma nucleare con i rappresentanti del «5+1», il gruppo delle cinque grandi potenze atomiche (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) più la Germania. Ovvio che le reazioni internazionali siano di condanna e preoccupazione. Tra i più determinati, come sempre, Gran Bretagna e Francia: il ministro degli Esteri britannico David Miliband ha definito i test missilistici «parte della provocazione iraniana» e ha invitato a concentrarsi sull’appuntamento di Ginevra, dove Londra intende mettere la dirigenza di Teheran con le spalle al muro; il Quai d’Orsay ha invece chiesto all’Iran di «interrompere immediatamente queste attività profondamente destabilizzanti». Mosca ha invece invitato a mantenere il necessario sangue freddo in una situazione difficile.
La Casa Bianca afferma che gli ultimi sviluppi confermano l’opportunità di ripensare lo scudo spaziale. Il segretario alla Difesa Robert Gates ha detto di sperare ancora che l’Iran faccia concessioni, ma ha parlato anche della «opportunità di nuove severe sanzioni». Secondo il New York Times la diplomazia americana è al lavoro in queste ore per ampliare la coalizione dei Paesi favorevoli a inasprire le sanzioni all’Iran: Russia e Cina sono riluttanti perché vi hanno forti interessi economici. Le sanzioni punterebbero a impedire lo sviluppo tecnologico del settore energetico iraniano, colpendo in particolare investimenti petroliferi e banche. Obama vorrebbe far approvare dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu un embargo all’import iraniano di benzina, ma diversi Paesi europei si oppongono temendo che a pagare sia il popolo iraniano, che potrebbe finire col compattarsi dietro Ahmadinejad.

Lo stesso leader dell’opposizione iraniana Moussavi si è detto contrario.

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