I tagli ai fondi dei nostri atenei? Nulla rispetto a quelli inglesi

RomaChissà cosa sarebbe successo se, al posto della riforma Gelmini, agli studenti italiani fosse toccata la medicina che David Cameron ha riservato ai suoi universitari. Il premier del Regno unito ha triplicato il costo del corso di studi universitari. In alcuni casi le rette inglesi passeranno da 3.889 a più di 10 mila euro all’anno. In Italia, dove in media si pagano 1.200 - 1.500 euro, il giro di vite di Londra avrebbe portato le tasse universitarie a circa 4.000 euro all’anno. E la reazione, con tutta probabilità, sarebbe stata più dura di quella degli studenti inglesi.
La sproporzione tra il clima barricadero e lo stato del Paese è ancora più evidente se si guarda all’Irlanda. Fatte le dovute proporzioni, la correzione da 15 miliardi di euro annunciata dal governo di Dublino per potere ottenere l’aiuto internazionale corrisponde a una manovra italiana di circa 140 miliardi, 56 dei quali in un solo anno. Il sacrificio chiesto agli irlandesi nel 2011 è quindi doppio rispetto a quello che gli italiani dovranno fare nei prossimi tre anni. Ma di scalate di gru o sopra i tetti di Dublino non c’è notizia.
Le sforbiciate italiane sembrano meno drastiche anche se il paragone viene fatto con Paesi più virtuosi. Nell’area euro, il sacrificio chiesto ai tedeschi è inferiore a quello degli italiani (la manovra da 80 miliardi in quattro anni decisa dal governo di Angela Merkel, in Italia sarebbe di circa 33 miliardi), ma colpisce anche la spesa sociale. Se in Italia gli unici aumenti di spesa sono stati quelli per gli ammortizzatori, in Germania la stretta ha riguardato anche i sussidi di disoccupazione per circa 30 miliardi di euro. Sforbiciata che in italia sarebbe stata di 12,4 miliardi.
Ad avvantaggiarci - spiega un tecnico del governo - è l’avere scelto una strategia graduale nel ridurre la spesa in tutti i settori. È il caso del pubblico impiego. In Irlanda, come in Italia, il lavoro pubblico pesa molto, assorbe circa il 10 per cento della popolazione attiva. Se la cura irlandese fosse stata applicata da noi, circa 250mila lavoratori si sarebbero ritrovati senza occupazione nel giro di dodici mesi. Anche in Italia ci saranno 300mila statali in meno, ma nessuno sarà licenziato. La riduzione si otterrà soprattutto attraverso un blocco nel turn over. Stessa strategia decisa dalla Francia e dall’Inghilterra, dove il governo liberal-conservatore taglierà 490mila statali. In compenso, i travet italiani che resteranno subiranno restrizioni meno severe. In Irlanda i neoassunti avranno lo stipendio decurtato del 10 per cento. E, in generale, le retribuzioni sono state tagliate di cinque punti. Una situazione limite, quella irlandese.

Ma la ricetta di Brunetta, che lega parte dello stipendio alla produttività, si può paragonare ai tagli delle retribuzioni decisi da altri Paesi. I colleghi portoghesi dei nostri statali subiranno un taglio del 6%. Quelli spagnoli del 5. Anche quelli tedeschi avranno lo stipendio ridotto del 2,5% per cento. Senza salire sui tetti.

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