«Noi poliziotti che lavoriamo sulle volanti? Su 15 equipaggi meno della metà fanno ciò per cui sono nati ed esistono, cioè il controllo e gli interventi sul territorio. Gli altri fanno un po’ di tutto, ma certo non “le volanti”».
Comincia così lo sfogo raccolto durante un nostro viaggio-inchiesta tra la questura e i commissariati di Milano. Non tra dirigenti e funzionari (giustamente) attenti alle loro carriere alle quali certe esternazioni - seppur realistiche (forse troppo), ma non gradite all’«Amministrazione» - farebbero male assai. Ma tra gli operatori delle forze di polizia «in mezzo alla gente», come recitava un famoso slogan di qualche anno fa prodotto proprio in occasione di una festa del corpo, dal Dipartimento di pubblica sicurezza.
Poliziotti che hanno ancora voglia di fare gli «sbirri». Che arrivano gasati al commissariato, vogliono lavorare. E magari, visto che la volantina (così si chiama la volante del commissariato) non è disponibile su tutti i turni e per tutti i giorni sul territorio perché deve svolgere le notifiche, deve appostarsi davanti alle scuole di zona o fare accompagnamenti per conto del commissariato stesso, su quel territorio il poliziotto finisce per andarci con la propria auto. Pagando quindi la benzina di tasca propria. O autotassandosi con i colleghi se le pastiglie dei freni sono esaurite.
«La mia auto è una Punto, ma va» mi dice, contento di poter fare il suo dovere nonostante le condizioni al limite della vergogna (per lo stato, s’intende) in cui spesso si trova a lavorare un sindacalista della Uilps milanese (Unione italiana lavoratori polizia di Stato).
«La macchina che utilizziamo per uscire in borghese aveva la pompa dei freni guasta - racconta un altro poliziotto, stavolta iscritto al Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia)-. E allora sa cosa ho fatto? Ne ho recuperata una al volo da (...)
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