I terroristi volevano sequestrare un gruppo di occidentali in fuga

Il rapimento doveva avvenire su una strada nel nord del Libano, lo stesso percorso utilizzato per l’evacuazione di 270 italiani nei primi giorni di guerra

Fausto Biloslavo

Un gruppo terroristico legato ad Al Qaida aveva pianificato il sequestro di un autobus con a bordo una cinquantina di europei che stavano fuggendo dal Libano. Il rapimento di massa avrebbe dovuto avvenire nei dintorni di Tripoli, nel nord del paese, lungo la strada che porta al confine siriano. Lo stesso percorso compiuto dai 270 italiani evacuati per primi via terra da Beirut il 15 luglio. Seguiti nei giorni successivi da 1500 tedeschi e da un gruppo meno consistente di svedesi. Lo rivela il giornale kuwaitiano Al Syassah, nell’edizione di ieri, citando una fonte delle forze di sicurezza libanesi.
Gli agenti del paese dei cedri avrebbero sventato all’ultimo momento il sequestro pianificato da un gruppo salafita, che fa parte della costellazione di Al Qaida. Non viene fatto il nome della formazione terrorista, ma si cita un collegamento con la tribù Al Shabban, nella zona di Tripoli, dove era stata pianificata l’imboscata. I terroristi volevano impadronirsi di uno degli autobus di stranieri in fuga dal Libano che hanno percorso il tragitto vero nord, partendo dalla capitale.
«Noi abbiamo verificato tutte le condizioni di sicurezza sul terreno prima di far partire 470 europei, fra i quali 270 connazionali, lungo la strada verso il nord, sulla quale era stata data la garanzia da parte di Israele di non bombardare», spiega Elisabetta Belloni, responsabile dell’Unità di crisi della Farnesina che ha gestito con successo l’evacuazione dal Libano di un migliaio di italiani. Il rimpatrio verso nord degli italiani, assieme ad una quarantina di tedeschi, francesi e qualche inglese è stata la prima missione europea. Si sapeva che a Tripoli, soprattutto nei pressi di un campo profughi palestinesi e nella zona del porto c’era la presenza di miliziani Hezbollah, ma la Farnesina non aveva ricevuto allarmi di possibili rapimenti di massa da parte di terroristi salafiti. A parte i problemi burocratici al passaggio del confine siriano tutto è filato liscio. Nella notte fra sabato e domenica i primi italiani erano in salvo a Cipro dopo essere stati trasportati da due C 130 dell’aeronautica militare decollati dall’aeroporto siriano di Latakia. «La notizia non mi stupisce, ma da Tripoli siamo passati per primi e tutto è avvenuto così in fretta, che nessuno ha avuto il tempo di preparare azioni ostili», dichiara la Belloni al Giornale. La strada utilizzata dagli italiani è stata in seguito percorsa da una mega colonna tedesca con 1500 evacuati e poi dai cittadini svedesi in fuga. I tedeschi sono partiti due giorni dopo, rispetto ai connazionali e secondo le informazioni apparse sul giornale kuwaitiano il sequestro sarebbe stato sventato mercoledì scorso.
Nella zona di Tripoli operano cellule legate ad Al Qaida che fanno parte del Jund Al Sham, l’Esercito del Levante, un gruppo scissionista del più famoso Asbat al Ansar, costola di Osama bin Laden in Libano. Nell’autunno del 2005 la polizia francese ha smantellato una cellula algerina del Gruppo salafita per la predicazione ed il combattimento nei sobborghi di Parigi. Due degli arrestati hanno confessato di aver partecipato a corsi di addestramento per l’uso di esplosivi in un campo libanese vicino a Tripoli. Il 13 gennaio scorso le forze di sicurezza del paese dei cedri hanno catturato 13 sospetti affiliati ad Al Qaida, che avevano pianificato attacchi suicidi in Libano ed in Irak.
I veterani del Jund al Sham si sono addestrati nel 1999, nel campo afghano di Herat, in Afghanistan, sotto il comando di Abu Musab al Zarqawi, il terrorista ucciso recentemente in Irak. Molti salafiti sono andati a combattere contro gli americani a Bagdad ed infine sono rientrati in Libano, dove vivevano prima dell’esperienza afghana.

Fino al 2004 facevano parte dell’Asbat al Ansar, per poi staccarsi formando l’Esercito del levante che sarebbe guidato da Imad Yassin, l’ex braccio destro del palestinese Abu Mohjen, il più noto emulo di Bin Laden in Libano.

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