I tesori archeologici finiti sotto i colpi delle bombe Nato

Sotto i colpi delle bombe Nato e della contraerea libica non soltanto obiettivi militari, villaggi e civili, ma anche tesori archeologici in pericolo. A cominciare da Leptis Magna e Sabratha, primi insediamenti fenici poi grandiosi centri dell’impero romano, localizzati rispettivamente a est e a ovest di Tripoli. Entrambi i siti sono riconosciuti dall’Unesco nella lista del Patrimonio dell’umanità. La capitale custodisce le rovine del passato romano, mischiate alle moschee e ai minareti della cultura islamica dominante. E c’è anche il parco naturale dell’Akakus con testimonianze di arte rupestre preistorica.
Nel dettaglio, a Leptis Magna - 130 chilometri da Tripoli -, fondata di coloni fenici intorno al 1100 a.C. e strappata dai romani ai cartaginesi durante la terza guerra punica (146 a.C.), si trova ancora oggi il colossale teatro, uno dei più antichi del mondo romano in pietra (primo secolo a.C.); il foro dei Severi; l’arco di Settimio Severo del 203; le terme di Adriano del 137 d.C.. A Sabratha, 30 chilometri da Tripoli, fondata nel VII secolo a.C dai fenici e presa dai romani nel 46 a.C., ciò che rimane del teatro monumentale in riva la mare; il teatro romano del II secolo d.C.; i templi di Antonino e di Giove; la basilica cristiana fatta costruire da Giustiniano con pavimento a mosaico. Inoltre si ricordano il tempio di Liber Pater, il tempio di Serapide, il tempio di Ercole, il tempio di Iside. E poi il mausoleo di Bes (II secolo a.C.

) di architettura punico-ellenistica. A Tripoli città sono assolutamente da preservare, tra le altre cose, l’immenso castello Assaraya al-Hamra, espressione del periodo ottomano e le moschee come quelle di Gurgi e Karamanli.

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