I tre arrestati oggi a Kabul Strada soffia sulla polemica

OBIETTIVO Si punta al rilascio di Pagani domani e agli arresti domiciliari per gli altri

Dopo l’intervento personale del premier Berlusconi, qualcosa si muove nella vicenda dei tre volontari di Emergency arrestati in Afghanistan. Marco Garatti, Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani, che da sabato scorso sono nelle mani del servizio segreto afghano Nds perché ritenuti coinvolti in un presunto complotto terroristico contro il governatore della provincia di Helmand, sono in corso di trasferimento a Kabul. Nella capitale afghana, informano fonti diplomatiche, riceveranno oggi alle 11 locali la visita dell’ambasciatore italiano Claudio Glaentzer e di Attilio Iannucci, l’inviato speciale del ministro degli Esteri Franco Frattini che ha recapitato al presidente afghano Hamid Karzai la missiva di Berlusconi. È previsto un incontro dei due rappresentanti italiani anche con lo stesso Karzai.
Domani, come già anticipato dal Giornale, potrebbe esserci il rilascio del giovane Pagani, anche se al momento non risultano nuovi sviluppi sulla sua vicenda personale. La situazione dei tre risulta differenziata dal punto di vista delle accuse; anche se al momento è presto per fare previsioni, non si esclude che l’Italia punti a ottenere per loro gli arresti domiciliari.
Ma mentre in Afghanistan si lavora nell’interesse dei nostri connazionali, in Italia montano le polemiche. Emergency sta organizzando la manifestazione di domani a Roma per chiedere il rilascio dei suoi tre uomini: le adesioni sono molto numerose (centomila firme al giorno sul sito dell’organizzazione), tanto che è stato deciso di spostarla da piazza Navona alla più capiente piazza San Giovanni. Per evitare strumentalizzazioni gli organizzatori hanno chiesto ai partecipanti che non vi siano bandiere o simboli di partito, ma di portare «solo uno straccio bianco di pace».
I toni usati dal fondatore di Emergency Gino Strada sono però decisamente accesi, tanto da far reagire il ministero degli Esteri, che ha chiesto di «evitare frasi controproducenti». Strada ha sostenuto che «neanche un demente» potrebbe credere che i tre operatori umanitari italiani fossero stati pagati per uccidere il governatore provinciale di Helmand. In una lettera aperta alla Repubblica, Strada afferma che le armi trovate nell’ospedale di Emergency a Lashkar Gah vi furono introdotte da agenti segreti «direttamente o con la complicità di qualcuno che vi lavora». Poi, ha proseguito, furono trovate dai soldati afghani e britannici a colpo sicuro, «sul pavimento in mezzo al locale» e non nascoste da qualche parte.
Il fondatore di Emergency è andato oltre, prendendosela con «i pochi mediocri» che in Italia hanno mostrato di credere alle accuse contro i suoi collaboratori, assecondandole «con insinuazioni e calunnie, con il tentativo di screditare Emergency, il suo lavoro e il suo personale. E questo, ha aggiunto, perché la sua organizzazione «cura anche i talebani» e rappresenta «un testimone scomodo» per la Nato.
Ma le bordate più pesanti dovevano ancora arrivare. «Non staremo zitti - ha chiarito Strada -, adesso è ora che chi di dovere tiri fuori i nostri ragazzi: può farlo bene e in fretta. Glielo ricorderemo con la manifestazione di sabato a Roma». La frase più dura Strada l’ha consegnata ad Affariitaliani.it: «Fossero stati tre cittadini americani erano liberi in tre minuti. Fossero stati tre cittadini tedeschi, francesi, spagnoli o dei Paesi scandinavi erano liberi in quattro minuti. Gli italiani invece si può lasciarli lì per giorni senza vedere un avvocato».
Parole pesanti, che hanno spinto come si diceva la Farnesina a emettere un comunicato in cui si invita ad abbassare i toni. «Frasi e comunicazioni come quelle attribuite, da ultimo, a Gino Strada sarebbero da evitare nell’interesse dei connazionali la cui tutela è assoluta priorità del Governo italiano», è scritto nella nota. Il comunicato ribadisce che «l’intensa azione diplomatica del Governo italiano, sostenuta dall’Onu, dall’Unione Europea, dai partner Isaf, perché i diritti dei tre connazionali arrestati siano pienamente garantiti». Da parte sua il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha usato toni più decisi, ricordando alle autorità afghane che Kabul «ha nei confronti dell’Italia un debito di riconoscenza» e che pertanto «non potrà non considerare la precisa richiesta di garantire i diritti di difesa dei tre italiani arrestati». In serata però lo stesso La Russa è stato protagonista di un battibecco con Strada durante Annozero. Il ministro è insorto quando il medico ha definito «terrorista» chiunque usi la violenza.

Frase che La Russa ha ritenuto offensiva per i nostri militari, così come la definizione dell’Afghanistan come «Paese occupato». E sempre ad Annozero Santoro ha rifiutato la richiesta di scuse fatta da La Russa al direttore dell’Unità per la vignetta in cui Staino auspicava la morte di Berlusconi.

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