Bengasi Il giudice della Corte libica di Bengasi ha rimandato a mercoledì il pronunciamento sulla vicenda dei 19 marittimi dei tre pescherecci «Boccia II», «Maestrale» e «Antonino Sirrato» di Mazara del Vallo (Trapani), sequestrati lo scorso 7 giugno quando si trovavano a circa 42 miglia a nord delle coste della Libia. A darne notizia è il presidente del Distretto produttivo della Pesca, Giovanni Tumbiolo, che il 18 giugno si era recato a Bengasi, assieme a due armatori dei pescherecci, per seguire il caso.
Dopo una difficile trattativa, grazie alla mediazione condotta congiuntamente dallambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino Grimaldi, dal console a Bengasi, Guido De Sanctis, e dallo stesso Tumbiolo, il procedimento è passato dal Tribunale militare al giudice della Corte della capitale della Cirenaica. Buccino Grimaldi e Tumbiolo hanno contattato la Farnesina e Palazzo Chigi perchè siano compiuti passi ulteriori presso la presidenza della Libia e i ministri competenti. Nel frattempo, riferisce Tumbiolo, è migliorato il clima nel porto di Bengasi e i pescatori mazaresi hanno instaurato rapporti amichevoli con i miliziani libici che li sorvegliano. «Per la soluzione della vicenda - ha detto Tumbiolo - abbiamo superato una fase difficile. Adesso è un fatto prettamente burocratico».
Il fermo dei tre motopesca italiani ha riaperto lannosa questione delle acque territoriali libiche nel golfo della Sirte. Gheddafi aveva arbitrariamente esteso la sovranità libica ben oltre i limiti internazionalmente riconosciuti, ma le nuove autorità di Tripoli non hanno modificato la situazione.