I valori dell’Udc scartano Burlando, Casini no

I valori dell’Udc scartano Burlando, Casini no

(...) La scelta di campo, l’Udc sembra volerla fare alle regionali. Anche perché «tutti andranno a cercare i voti di Storace e se possibile ancora più a destra da una parte, o quelli di Rifondazione e oltre dall’altra». Ad ogni domanda Casini aggiunge un tassello all’identikit del suo alleato ideale per le regionali. «Cosa mi aspetterei dal centrodestra? Una riflessione politica, non chiediamo posti né poteri. È offensivo sentirsi dire che ci offrono di tornare alleati solo perché “così si vince” - è la critica che rivolge a Berlusconi, prima di parlare di programmi - Vogliamo garanzie su certi valori: famiglia, scuola libera, risposte al mondo della tradizione culturale italiana che è quella cattolica». Poi rivendica la sua scelta di opposizione: «Abbiamo fatto bene, credo, a restare fuori dagli ultimi governi. Prodi, non per colpa sua, non poteva andare avanti con tutto quello che ha messo insieme...».
Ad ascoltarlo per la prima volta sembrerebbe una scelta facile. Burlando non avrebbe chance. La sua maggioranza è la fotocopia perfetta del governo Prodi. La sua giunta ha negato la partecipazione del gonfalone della Regione al Family Day nonostante un ordine del giorno votato in consiglio, ha cancellato i buoni scuola che la precedente giunta Biasotti insieme all’Udc aveva dato, sta portando avanti la legge sulle cure ormonali gratuite per i transessuali. Per non parlare di pillola abortiva. Insomma, il titolo è pronto: «Casini scarta Burlando». Ma il leader Udc si conferma abilissimo: «Fare titoli non è il mio mestiere», replica senza confermare né smentire. Poi ci tiene a far capire che l’alleanza col centrosinistra l’ha tutt’altro che rimossa: «Penso che Burlando sia una persona capace di rispettare i valori cattolici». Gli applausi stavolta non arrivano. E Pierferdinando aggiunge: «Ma queste non sono cose che si fanno con le parole. Pretendiamo un programma chiaro, nero su bianco». Eccola lì la condizione, quella che Burlando non ha mai potuto finora soddisfare, beccandosi così la smentita di un accordo già concluso.
Casini non ha paura «ad alzare il prezzo, perché non è un peccato mortale in politica». E per questo sfuma ancora sull’avvertimento ai due poli e sulla possibilità di scegliere la terza via: «Non avremmo difficoltà a trovare un nostro candidato». Mario Paternostro, direttore di Primocanale, non fa solo gli onori di casa, ma allarga l’orizzonte: «Il senatore Enrico Musso lancia una nuova associazione aperta agli scontenti della sinistra. E gira voce che la giunta di Marta Vincenzi non duri fino al 2012. Avremo un sindaco Udc?». Casini è caustico, per la prima volta tranchant: «Stavamo parlando di Burlando. No, sulla Vincenzi non ne parleremmo nemmeno come Udc».
Con quell’apertura agli scontenti della sinistra (ma anche della destra) l’Udc è andata a nozze. E alla vigilia delle primarie del Pd («Sbagliate come momento», è il giudizio del leader centrista che però tifa Bersani «per avere un partito meno appiattito sul bipolarismo e più lontano da Di Pietro») ci sono altri movimenti in vista. Un nome che non viene fatto esplicitamente ma che calza perfettamente alle descrizioni è quello del senatore Claudio Gustavino. Anche l’attuale vice presidente della Regione Massimiliano Costa scalpita. E non sono gli unici. «Io diffido sempre da chi mi si presenta - frena Casini - Rosario Monteleone lo sa bene, perché non mi sono fidato di lui e sono andato in Parlamento al posto suo. Ora che lo conosco bene invece mi fido ciecamente. Qui non cerchiamo un deputato in più o uno in meno, ma persone che si sentano complici di un’avventura vera». Monteleone in prima fila gongola anche quando il leader ringrazia chi ha portato avanti finora il partito, pur se il complimento va diviso con i predecessori. La platea, gremita ben oltre la capienza del teatro, non si scalda quando Casini parla del suo possibile futuro da premier («A certe posizioni non si aspira, ma ci si va»), quando spiega di non credere alle dimissioni di Giulio Tremonti, o scarica Piero Marrazzo travolto dallo scandalo a luci rosse («perché un politico non deve essere soggetto ai ricatti, ma soprattutto non può accettarli»). Il popolo di centro aspetta di sapere cosa deve fare in Liguria. Ieri non l’ha saputo con certezza definitiva.

Ha solo intuito che difficilmente il suo sogno di una sfida solitaria si potrà concretizzare. Ieri Casini l’unica scelta tra il rosso e l’azzurro l’ha fatta per il rossoblù. Correndo anche a salutare il Bologna del suo amico e neo allenatore Franco Colomba.

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