I verdi prevedono anche la crisi economica

da Londra

L’effetto serra potrebbe causare, in futuro, una riduzione del prodotto interno lordo su scala globale dal 5 al 20%, determinando una crisi «peggiore di quella della Grande Depressione del 1929 o delle due guerre mondiali». È una delle previsioni del «rapporto Stern», commissionato dal governo britannico al prestigioso economista, relativo ai costi legati al mutamento climatico.
Secondo gli esperti, in mancanza di rapidi interventi per tagliare le emissioni di anidride carbonica, i costi per l’economia mondiale saranno intorno all’1% del pil globale annuo fino al 2050, una cifra intorno ai 12mila miliardi di euro. L’inaridimento di interi Paesi potrebbe poi portare, di qui al 2100, a 200 milioni di profughi. Il mondo - sostiene Stern - deve spostarsi verso un’economia a bassa emissione di anidride carbonica. I governi devono disciplinare le emissioni di gas serra mediante tassazioni e regolamenti opportuni e incentivare lo sviluppo di tecnologie a bassa emissione di inquinanti. In mancanza di provvedimenti, non ci sarebbe modo di evitare la contrazione dell’economia globale. In prima fila per evitare la «catastrofe ambientale ed economica» si è schierato il premier inglese Tony Blair, che ha definito il rapporto un «campanello d’allarme per tutti i Paesi del mondo». Londra spingerà quindi in sede europea per limiti più rigidi alle emissioni di CO2, al 30% entro il 2020 e al 60% entro il 2050.

Un altro obiettivo è che entro il 2010 il 5% delle automobili del Regno Unito venga alimentato con biocombustibili. La Gran Bretagna introdurrà infine una serie di tasse ecologiche - dagli aumenti delle accise sulla benzina a tasse su chi viaggia in aereo - già annunciate dal ministro dell’Ambiente David Milliband.

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