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I versi di Sara Ciampi ora risuonano in spagnolo

Il nuovo libro di versi di Sara Ciampi Le onde del Destino (Carello editore) ha una novità musicale: la traduzione in spagnolo. Con sapienza, in questa lingua melodica, sono state trasposte da Barbara Pollifrone le venti poesie.
Ad esemplificare, versi iniziali della «Conchiglia» risuonano così: «Melanconcólica baja la tarde/ en la playa ya desierta...». Ci sembra di ascoltare canzoni note (non a caso Sara per musicalità e simbolismo è accostata a Mallarmé, a Verlaine), ma in questi componimenti non vi è fatua né orecchiabile facilità. Sara per la profondità, per il linguaggio evocativo, è stata più volte inserita nella «Rosa Nobel». Lei sa guardare con l'occhio dell'anima. Compie una continua autoanalisi della propria interiorità e ci coinvolge al massimo con sentimenti universali. Si confronta, e ci costringe a confrontarci, con il mondo esterno in un contrasto - quasi feroce - tra la festa della gente, lo splendore della natura e la totale precarietà dell'esistere. Proprio il componimento che dà titolo al libro offre questa disparità crudele tra lei che «avvolta dalla fioca luce del crespuscolo cammina lentamente sulla spiaggia ormai fredda e deserta» e la chiusa dove «gli impetuosi cavalloni fanno crollare il più bel castello di sabbia». Conclude: «E quanto amaro è il pensiero/ della nostra vita travolta/ dalla forza irrefrenabile/ delle onde del destino». Sembra di ascoltare l'ammonimento di Benedetto XVI nell'enciclica Spe Salvi, dove il Papa, ricordando l'inno di più di mille anni or sono «Ave maris stella», ci avverte che «la vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca». A sua volta il Nobel greco Odisseo Elytis ha scritto del mare: «Elle est retrouvée. Quoi? L'eternité./ C'est la mer, melée au soleil». Il mare, un infinito simile alla vita e che la travalica.
Sara lo ama da quando ragazzina percorreva «la lunga passeggiata di Nervi,/ mentre alte, bianche e spumeggianti onde/ schiaffeggiavano la nuda scogliera» a quando correva «spensierata sulla spiaggia/ incantevole di Forte dei Marmi» (sua residenza estiva). Lusinga noi, «genovesi» come lei, questo accostamento di due bellezze, quella toscana più nota con la nostra Nervi. Però l'incanto della natura serve alla poetessa solo per accentuare il contrasto tra la stagione dell'infanzia e lo scontro con la vita, con il dolore di dure malattie superate, con la perdita del primo amore che riposa all'ombra dei cipressi in un cimitero toscano. Ci ripropone il canto per lui, «Le spighe di grano» e, per pessimismo affine ci appare come Leopardi che ricorda Silvia. Una componente della scrittura di Sara è il pessimismo, ma dobbiamo intenderci. Definita scrittrice tradizionalista, in proposito Rodolfo Tommasi, agguerrito critico, insorge: «si deve intendere come amore per i valori tradizionali, non limite ad una poesia che sa di ribellione dirompente». Allo stesso modo il suo pessimismo si apparenta al pessimismo esistenziale descritto da Croce e Marinetti. Il primo: «Alcuni pessimisti per non aver sbrogliato l'imbroglio delle loro idee o disperati per deluso amore o insofferenti dell'inerzia, andarono a combattere per i popoli oppressi».
L'altro si venne a dolere di «gelidi ermetismi e preziosismi derivanti da poesie nordiche che pessimisticamente offendevano il suo tempo virile, dinamico di rivoluzioni». Non sono citazioni a caso. Un componimento, incluso nella silloge, «Alle spettacolari Frecce tricolori», ci richiama al forte impegno civile di questa giovane donna. Ama la politica nonostante lo squallore di tanti politici.

Resta auspicabile che lei, e altri giovani come lei, possano far mutare indirizzo. Ad Ai Weiwei, artista cinese incarcerato, gettano banconote oltre al muro sotto forma di aeroplanini. Uno gli ha scritto: «Non mi compro le scarpe. Compro la tua libertà, perché tu ci rendi piú liberi».

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