Cronache

I viaggi di Mr. Burlando fanno ridere gli inglesi

Paola Setti

Un risultato almeno la missione in Cina del presidente della Regione lo ha ottenuto. Mister Claudio Burlando s’è guadagnato un paio di articoli almeno sul prestigioso quotidiano Lloyd’s List, voce autorevole in tema di shipping a livello internazionale. Bisogna immaginarseli, i giornalisti inglesi alle prese con le beghe liguri. Il tono è, come dire, perplesso. Hanno intervistato un po’ tutti, registrando l’ottimismo di Augusto Cosulich il rappresentante italiano di Cosco, l’entusiasmo di Filippo Gallo il presidente di Assagenti, le speranze di Giovanni Novi il presidente dell’Autorità portuale. Quando hanno provato a chiedere un commento ai portavoce di Psa e a Maersk però, hanno ricevuto in cambio un infuriato silenzio. «Improbabile che siano lieti» azzarda il cronista, che poi ci ripensa e va giù un po’ più duro: «La collera sarebbe potuta essere una reazione logica». La questione è quella di «Mr Burlando» che a Cosco e a China Shipping offre il 20 per cento del Vte. Annota il Lloyd's che Psa, che del terminal di Voltri detiene il 98 per cento delle azioni, e Maersk, che è interessata ad acquisire quote, non ne erano stati informati. Aggiunge che Burlando neppure poteva fare un'offerta simile, visto che il 20 per cento del terminal non è a disposizione, come dimostrano le «vigorous discussion» fra il governatore e l'amministratore delegato del Vte Saskia Kunst. Quasi se la ride nel momento in cui spiega che «è difficile immaginare una situazione più scomoda per Psa di avere i suoi due maggiori clienti cinesi fronteggiarsi per un pezzo del terminal della stessa Psa». Se il Lloyd's, in perfetto british style, non azzarda commenti di merito sulla missione se non un very polite «al di là dell'apparente successo non è stata del tutto priva di problemi», ieri ci ha pensato il Corriere della Sera a smontare l'autopromozione all'estero delle Regioni. Già il titolo è poco incoraggiante: «Niente regioni, i cinesi vogliono un coordinamento forte». Il contenuto dell'articolo conferma le tinte fosche. Dice che i cinesi, magari sono pure innamorati dell'Italia, ma quando si tratta di affari certo non si lasciano comandare dal cuore. Aggiunge che laggiù nella Repubblica Popolare già sono guardinghi sulla missione di questi giorni del governo, che s'è portato dietro solo tredici Regioni su venti, figurarsi come hanno preso i viaggi di quelle che sono andate da sole, e cioè Liguria, Veneto e Toscana. Male, l'hanno presa: «I cinesi non ne possono più di queste comparsate italiane al di fuori del coordinamento e della copertura offerta da un governo che sia di centrosinistra o di centrodestra» scrive il Corsera. Come dire che chi è partito prima di Romano Prodi non ha fatto fare una bella figura al Paese, ostacolandone in qualche modo ne la già difficile autopromozione. In verità, l'articolo critica il Veneto e la Toscana e dimentica la Liguria.

Ma si tratta, appunto, di una dimenticanza, e la Liguria ne esce ancora peggio.

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