Ian McEwan: «Mi impegno in favore dell’eutanasia»

I an McEwan si schiera a favore delle campagne per l’eutanasia e lo fa in nome di due donne: la madre e il suo primo amore. Lo scrittore britannico, premio Booker per Amsterdam, ha lanciato un appello al primo ministro David Cameron perché ignori «le credenze soprannaturali» dei fedeli cristiani che si oppongono alla morte assistita per motivi religiosi e introduca nuove leggi per por fine a «sofferenze non necessarie» dei malati terminali. «I fedeli - dice McEwan vanno rispettati, ma non c’è motivo per cui debbano imporre agli altri il proprio punto di vista».
Intervistato ieri dal Daily Telegraph, McEwan ha annunciato che la prossima settimana aderirà pubblicamente all’organizzazione «Dignity in Dying» (morire con dignità, all’incirca): lo scrittore, che ha 62 anni, ha parlato del desiderio di poter controllare «l’ultimo capitolo» della sua vita dopo aver visto morire la madre devastata dalla demenza senile e ha rivelato che la morte del suo primo amore è stata la perdita che in assoluto lo ha colpito di più. Polly Bide, a cui l’anno scorso lo scrittore ha dedicato il suo ultimo romanzo Solar, è rimasta vittima nel 2003 di un mieloma: «Eravamo compagni di università. Ci siamo innamorati. Vivevamo assieme. Per tutta la vita siamo rimasti amici. Le ultime settimane della sua vita le ha passate ad aprire cassetti e scrivere sotto ogni fotografia di casa chi c’era rappresentato perché non si perdesse la memoria».
Un’altra donna - ha spiegato McEwan - lo ha spinto a superare le resistenze e a unirsi alla campagna: il suo medico di famiglia, Ann McPherson, ha cominciato a dare battaglia per rivedere il «Suicide Act», una legge del 1961, dopo essersi ammalata di cancro al pancreas: la prognosi è rapida e infausta. «Ann sta morendo e lo fa con straordinaria grazia e dignità. Questo non significa che non è terrorizzata come chiunque altro o che non soffra e che voglia farla finita con tutto, ma è stata per me di grande ispirazione», ha detto l’autore di Primo amore, ultimi riti.
Nei suoi libri McEwan affronta spesso la tematica della morte e della perdita delle proprie facoltà mentali per malattie neurodegerative: accade in Espiazione, alla voce narrante Briony Tallis; accade in Sabato, al paziente-aggressore del protagonista, il neurochirurgo Henry Perowne. Amsterdam, del 1998, si apre con il funerale di Molly, una donna morta proprio per una di queste malattie, e si chiude con l’epilogo della sua vita in una clinica per l’eutanasia della capitale olandese.


Secondo McEwan da allora, e soprattutto dagli anni Sessanta, l’opinione pubblica ha cambiato posizione sulla morte con dignità anche se lo scrittore è stato categorico: il parlamento britannico non deve legalizzare l’eutanasia in tutti i casi e senza condizioni ma solo «per malati che comunque stanno per morire, che probabilmente moriranno in mezzo a forti dolori e preferebbero una buona fine, circondati dalle persone che amano». Ogni tipo di abuso deve essere categoricamente escluso, e anche per questo, per evitare soluzioni «fai da te», sarebbe necessario porre mano alla legislazione.

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