Ibra trova l’Arsenal Ranieri il suo nemico la rivincita è servita

L’urna di Champions regala rivincite alle italiane. Il Marsiglia per l’Inter, l’Arsenal per il Milan e il Chelsea per il Napoli. Una vecchia conoscenza e due esami d’inglese. La doppia sfida Italia-Inghilterra è la più affascinante di questi ottavi di finale. Ranieri insegue la «vendetta» con Deschamps, i milanisti coi Gunners e il club di De Laurentiis con le inglesi, sempre fatali negli scontri a eliminazione diretta. Tre occasioni per saldare i conti col passato più o meno recente. Ma il merito maggiore del sorteggio è quello di aver evitato Barcellona e Real Madrid, che pescano rispettivamente l’insidiosa aspirina del Bayer Leverkusen, e il Cska Mosca, che Mourinho eliminò sulla strada del trionfo con l’Inter. Le tre sorelle d’Italia possono guardare con fiducia agli ottavi, ma, da qui a tre mesi, bisognerà arrivarci al top.
Lo spera l’Inter che pesca bene col Marsiglia, grazie anche al primo posto del girone a dispetto del cammino incerto. I francesi si sono qualificati in extremis piegando il Borussia Dortmund: erano sotto 2-1 a 5’ dalla fine. Pessimo l’inizio per Didier Deschamps: una vittoria nelle prime dieci gare di Ligue 1. I figli di Abedì Pelè, Andre Ayew (soprannominato «il toro») e Jordan Ayew, sono punti fermi insieme con l’argentino Lucho Gonzalez, il fantasista tascabile Valbuena e la punta Loic Remy. La difesa è debole. Ampiamente alla portata la rivincita, che sarebbe doppia perché l’ultimo precedente dell’Inter parla di doppio ko nei quarti Uefa 2004. Sempre nello stesso anno Deschamps eliminò col Monaco il Chelsea di Ranieri dalla Champions: «È ora di rifarsi».
Conto aperto anche per il Milan che ritrova l’Arsenal dopo l’eliminazione nel 2008. I rossoneri devono sfatare il tabù inglese: oltre ai Gunners, sono finiti fuori anche col Manchester United nel 2010 e col Tottenham l’anno scorso, sempre agli ottavi. E soprattutto in queste tre trasferte non hanno mai fatto gol. Ci può pensare Ibrahimovic che col Barcellona si regalò proprio all’Emirates Stadium una delle sue rare serate di gloria con una doppietta. L’Arsenal dopo un avvio da incubo, umiliato 8-2 dall’United in Premier, si è ripreso: è quinto. Wenger, che dopo 15 anni sembrava destinato all’addio, lo ha ridisegnato e si è aggrappato a Van Persie. Di sicuro non è la squadra che eliminò il Milan campione d’Europa 2007. Allora Fabregas e Adebayor furono i protagonisti, oggi sono altrove. Galliani lo sa bene: «Dopo Liverpool e Boca Juniors cercheremo una nuova rivincita». Stavolta la prima è a San Siro, l’ad rossonero non si sbilancia: «Dopo La Coruna 2004 non faccio previsioni». Allegri non ci pensa: si concentra sul Siena.
Ci pensa eccome alla Champions De Laurentiis che davanti al Chelsea rilancia: «Possiamo giocarcela». Allineato Mazzarri: «Decide il ritorno a Stamford Bridge, ma non abbiamo paura». Anche se il Napoli nei turni a eliminazione diretta con le inglesi ha sempre avuto la peggio: con Burnley e Leeds, negli anni Sessanta, un altro calcio. Questa è un’altra storia. E dopo aver eliminato lo sceicco del City, De Laurentiis vuole «girare» un film sul magnate russo, Abramovich. Ma c’è da fare i conti col Chelsea che dopo Ancelotti ha scelto l’ex allievo di Mourinho, Villas Boas. Per ora più ombre che luci, ma i blues in una settimana hanno liquidato il Valencia nello «spareggio» qualificazione e battuto la corazzata City in Premier. La squadra infarcita di trentenni, degna dell’antico soprannome «the pensioners», ha ritrovato Drogba. I tre tenori possono infilarla in velocità, chiedere a Pandev la mossa di Mou a Stamford Bridge dove l’Inter spiccò il volo verso Madrid.
Già, arrivare in fondo. Significa anche intascare fior di euro: almeno 20 milioni per i campioni, 3 per ogni passaggio del turno. Di questi tempi, è manna dal cielo.

Un motivo in più per continuare a essere la nazione con più squadre in Champions e «cancellare» l’Inghilterra. Non capitava da tempo l’Italia regina d’Europa. Sarà anche per questo che il ct Prandelli, non proprio disinteressato, ha pronosticato convinto: «Possono andare avanti tutte e tre».

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