Ibrahimovic e Cavani a fari spenti nella notte del Papero stellare

MilanoCome andare alla corsa dei cavalli, fare la fila per l'autobus, per il biglietto, per entrare, per trovare un bel posto, e scoprire che i cavalli non ci sono.
Ennò, cari Cavani e Ibra, così non si fa. Decine di tabelle, proiezioni, gol fatti, assist, tiri nello specchio della porta, tiri fuori dallo specchio della porta, pali, traverse, rigori, medie realizzative, chi è il re e chi lo diventerà, chi è più uomo squadra e chi è più individualista, chi ha la moglie più bella e chi sgomma meglio sul piazzale.
Un tormento e poi ciccia.
Due delusioni due. Vabbè che se sei un campione ti basta l'attimo, ma neanche, a volte sono lì in 77mila e 276 e neppure si accorgono che cosa hai fatto. Ecco, ieri sera eventualmente è stato meglio così, che nessuno si sia accorto della loro presenza. Marcati erano marcati, ma dai... Cavani a tratti sembrava un carcerato, Nesta di qui e Thiago Silva di là, a essere sinceri lui non c'ha nemmeno provato, ha fatto delle cose, ha visto gente, è pure riuscito a lamentarsi per un pallone che non è arrivato come doveva. Ma nel complesso è rimasto in cesta alla grandissima, si è fatto vedere nella sua area a respingere di testa, qualche sgroppata un po' da disperato, insomma deludente.
E Ibra ha fatto quello che l'ha messa dal dischetto, capirai, con l'aria che tira sembrava dovesse sistemare la geografia del campionato.
Comunque meglio dell'uruguaiano e non ci voleva poi molto. Ma trovarsi davanti un immenso Paolo Cannavaro non è facile per nessuno, e quando il capitano non ci arrivava c'era De Sanctis a sistemare le cose.
Peccato, eravamo tutti in ansia per scoprire se era meglio il duello Van Basten-Maradona o Ibrahimovic-Cavani. Niente da fare, tutto rimandato per assenza della coppia sfidante, il santo di Napoli è rimasto sull'immaginetta, Ibracadabra una figurina inutile, di quelle che non ti fanno finire la pagina, un doppione. O forse sono soltanto i ricordi che amplificano la memoria e allora sembra che quei due là erano proprio meglio. E alla fine tra le due stelle sotto i riflettori si è accesa invece la luce di Pato, il Papero salito in cattedra nel secondo tempo, dopo aver lavorato ai fianchi la difesa del Napoli nei primi 45’. Nella grande notte del Milan è lui il vero faro. E quel gol capolavoro nel finale è la ciliegina su una partita da incorniciare.
Ibra invece al decimo del primo tempo, notare l'appunto, ha calciato anche in porta. Un evento. Ha preso il pallone e gli ha tirato una scarpata talmente potente che l'ha fatto volare in cielo. Cavani neanche questa soddisfazione. Eppure De Sanctis ha avuto il suo bel daffare, due volte Van Bommel, un'altra Robinho, alla fine il portiere è stato il meglio della sua squadra. Se fosse stato per Ibracadabra poteva anche prendersela comoda, ma davanti a Boateng e SuperPato s’è inchinato anche lui.
Se ieri sera Milan-Napoli ha retto il cartellone e la gente è uscita soddisfatta da teatro, il merito insomma non è certo stato di Ibra e Cavani.

Peccato, sarà per l'anno prossimo, magari se fossero stati ancora arruolabili quei due là… Ma è inutile rimpiangere il passato, anche se spunta la voce di un ritorno di Kakà (il padre: «Chiedete a Galliani»). Adesso però i nuovi eroi sono loro. E SuperPato.

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