«Per Mourinho avrei ucciso», ha detto Zlatan Ibrahimovic ed è un atto d’amore. Il calcio fa di questi miracoli, Claudio Ranieri un paio di giorni fa ha parlato di troppo amore anche davanti alle bombe carta su Trigoria. È anche un messaggio per tutti quelli che snobbano la materia e dicono si tratti solo di un gioco. Il calcio è molto più, terremoto dell’anima, può ridurre in schiavitù. Ibrahimovic è sul confine quando parla di Mou: «Per lui avrei ucciso, per come mi sapeva stimolare. Se non hai qualcuno capace di motivarti non sei portato a lottare, è per questo che esistono gli allenatori». E qui non c’è dubbio che Josè Mourinho stravinca, ricevendo da Ibrahimovic la beatificazione, in panchina non devono sedersi gli allenatori ma dei motivatori. Detto da uno dei tre più forti al mondo assieme a Messi e Cristiano Ronaldo.
Parla Zlatan e divide le acque, Mourinho da una parte e Guardiola dall’altra, quest’ultimo bravissimo solo a demotivare: «Se hai comprato uno per 70 milioni di euro e non l’hai comprato per lasciarlo a guardare gli uccelli sugli alberi, devi saperlo stimolare e devi adattare il suo gioco ai calciatori che hai». Invece proprio frequentando il Barcellona, Zlatan ha ricevuto la seconda rivelazione: «Qualcosa comunque lì l’ho imparata: ho capito come nel calcio le cose possano cambiare velocemente. Io al Barcellona non avevo problemi con nessuno tranne con quel filosofo. Nessuno può dire che io abbia fatto qualcosa di male, nei primi sei mesi era tutto eccezionale e andava tutto bene. Poi improvvisamente è successo qualcosa e lui non mi ha più parlato».
Del resto sta dalla sua parte anche uno come Maradona: «Se fossi un presidente, ingaggerei Mourinho prima di Guardiola», ha buttato lì Diego, schieratissimo con le considerazioni di Ibrahimnovic: «Mourinho preparerà a suo modo la squadra per la sfida con il Barcellona. Se lui avesse avuto a disposizione la medesima quantità di tempo che ha avuto Guardiola al Barcellona, forse oggi nella Liga la situazione sarebbe più equilibrata». Detto da un ex azulgrana non è male, ha proprio ragione Zlatan, il calcio insegna che tutto può cambiare nel giro di poco. E si respira involontariamente un’aria aulica, detto senza ironia, si sa per certo che Josè abbia un rapporto privilegiato con il Principale che ne conosce le qualità e anzi lo tiene in grande considerazione. Ed è arcinoto quanto El Pibe resti per l’eternità la mano de Dios. E poche volte Zlatan Ibrahimovic si è lasciato andare così nei confronti di altri e soprattutto di un avversario che gli ha rimediato due sostituzioni nei due confronti della scorsa stagione fra Inter e Barcellona, e una nuova amarezza quest’anno nei gironi di Champions con il Milan. Sono proprio parole che sgorgano. Peraltro un amore ricambiato perché nei giorni grigi di Boston, quando l’Inter era in ritiro e Zlatan stava facendo le valigie per il Camp Nou, José Mourinho era al limite di una depressione. Lo chiamava ossessionatamente. Anche lui forse avrebbe ucciso per convincerlo a rimanere.
E Josè chiamava continuamente anche Moratti per capire quanto ci fosse di vero dietro alle indiscrezioni sulla cessione a Laporta di Zlatan. Seccato per non essere al corrente di un’operazione che avrebbe ribaltato la sua squadra e inviperito per la perdita del suo centravanti.
Proprio Moratti.
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