Ici e riforma delle pensioni: a Monti non tornano i conti E va alla ricerca di 5 miliardi

Pochi margini di modifica al testo. Il premier incontra i sindacati per sventare lo sciopero. Il ministro Giarda tratta coi partiti. La Cgil chiede maggiore equità

Ici e riforma delle pensioni: a Monti non tornano i conti E va alla ricerca di 5 miliardi

Roma - Tira e ritira, fila e sfila, la coperta del­la manovra resta corta. All’appello manca­no circa 4- 5 miliardi di euro. Il peso degli ac­comodamenti richiesti dai partiti che so­stengono Monti, e che ieri sono stati per quasi tre ore con il ministro Giarda a cerca­re la quadratura di un cerchio assai ardua. Il premier,tornato l’altra sera da Bruxel­les direttamente a Milano, si è concesso una mattinata di (relativo) riposo assieme alla moglie Elsa. Ma il cellulare è rimasto bollente: margini per modificare il quadro complessivo della manovra non ci sono, o sono strettissimi. E tra le tegole che Monti ha cercato di scongiurare - con l’occhio ri­volto anche alla riapertura dei mercati - lo sciopero generale di tre ore indetto dai sin­dacati per domani. Un tentativo in extre­mis sarà fatto stasera alle 20, con la convo­cazione dei leader di Cgil, Cisl, Uil ( nella fo­to, i segretari Camusso, Bonanni e Angelet­ti ) e Ugl. Ma non c’è da attendersi molto, l’incontro sarà del tutto informale,e la stes­sa Susanna Camusso conferma di non ve­dere «grandi spazi di cambiamento della manovra». Così la leader della Cgil ha ta­gliato corto anche sulla possibilità di una revoca dell’ultimora: «Ci vorrebbero delle risposte all’altezza delle nostre richieste di equità».Sono i due principali temi sui qua­li­ci si sta interrogando: l’innalzamento del­la soglia di detrazione dell’Imu prevista sull’abitazione principale a 500 euro e lo sblocco della rivalutazione delle pensioni per gli assegni fino a 1.800 euro lordi circa. Dopo la lettera inviata dai sindacati a Mon­ti, con la richiesta di un incontro urgente, il senso della risposta del premier appare evi­dente.

Per quanti sforzi si facciano, e nonostan­te la disponibilità mostrata dai «professo­ri », finora non sembra essersi schiodati dal­la linea Maginot tracciata in Parlamento, dove ieri il pressing dei partiti s’è infranto sul pugno di ferro dentro guanto di velluto di Giarda: «Ci vuole la copertura», ha pazientato il ministro du­rante gli incontri ( separa­ti) con ognuna delle forze che sostengo­no il governo. E se la cifra di 4-5 mi­liardi sarà con­fermata, spiega una fonte gover­nativa, «su que­sta cifra non si chiude: le coper­ture devono esse­re certe e stiamo facendo solo simu­lazioni per capire qua­li margini ci siano». Per aumentare la soglia dell’in­dicizzazione delle pensioni oc­correrebbero 2,4 miliardi, altrettanti per innalzare la soglia di detraibilità dell’Imu sulla prima casa. La maggioranza avrebbe insistito per alleggerire la tassazione del­l’Imu, magari legando la franchigia al­l’Isee, che misura sia reddito che composi­zione dei nuclei familiari.

L’unico passo in avanti raggiunto ieri è stato perciò sul metodo di lavoro, come ri­ferito da Bruno Tabacci (Terzo Polo): si è dato mandato ai relatori +di lavorare assie­me al sottosegretario dell’Economia Vieri Ceriani, con la supervisione del ministro Giarda, per trovare il modo di scrivere gli emendamenti. «Ma il governo è ancora sul­le sue perché c’è un nodo quattrini: i conti devono tornare», ha detto Tabacci. Oltre al­la questione Imu e pensioni, un punto fer­mo è quello della tassazione degli scudati, mentre si sta verificando la reale portata della disponibilità mostrata dal cardinale Bagnasco sulla questione Ici sugli im­mobili della Chiesa non di cul­to.

La questione è intrica­ta perché in molti casi non è facile distin­g­uere sulla destina­zione d’uso. «Non so se si tro­verà una soluzio­ne in questo te­sto- ha detto Ta­bacci - o se si ri­manderà a un al­tro ». Si attende dopodomani, quando ci sarà l’ini­zio della discussione generale sulla manovra in aula. Ieri hanno lavorato fi­no al pomeriggio le commissioni Bilancio e Finanze della Camera: sui circa 1.300 emendamenti presentati, un terzo è stato dichiarato «inammissibile».

Il tentat­i­vo è quello di presentare già stasera un pri­mo maxi emendamento che comprenda le questioni sulle quali si sarà trovato l’ac­cordo, ovvero almeno un’idea di copertu­ra. Ma il ricorso alla fiducia è sempre più probabile.

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