È Savona la provincia più cara d'Italia in materia di Ici. Nel 2004 ogni residente ha versato al proprio comune, in questa provincia, mediamente 335,57 euro.
Al secondo posto si è classificata Roma (304,37 euro pro capite) e al terzo Bologna (298,34). Al quarto posto Genova (291,84 pro capite) e al quinto Rimini (284,35). Per citare le altre province liguri, Imperia si è classificata ottava con 257,72 euro e La Spezia soltanto sedicesima con 232,02 euro.
Via via tutte le altre. Chiude la classifica Vibo Valentia con 51,19 euro. Il dato medio nazionale si è attestato sui 170,15 euro pro capite.
A pochi giorni dalla scadenza del saldo dell'imposta comunale sugli immobili (prevista per il prossimo 20 dicembre) l'Ufficio studi degli artigiani della Cgia di Mestre ha calcolato quanto hanno pagato gli italiani nel 2004 e ha anche verificato, tra il 2001 e il 2004, quali province hanno subito le variazioni di gettito più sostenute.
Ancora una volta dunque la Liguria si è posta in primissima poisizione per quanto riguarda il pagare lodiata tassa sugli immobili, anche se a registrare i maggiori incrementi è stata la provincia di Pescara che, tra il 2001 e il 2004, ha visto aumentare il gettito del 24,7%. A livello nazionale l'aumento medio è stato del 4,6%. «In molte città italiane - sottolinea il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - le aliquote, comunque, non sono state toccate. Pertanto, l'aumento del gettito può essere dovuto all' effetto combinato di almeno tre fattori. Il primo: una lotta più serrata all'evasione. Il secondo: l' aumento del valore catastale degli immobili. Il terzo: l'espansione delle aree edificabili».
«Più in generale - conclude Bortolussi - si deve ricordare che l'imposta comunale sugli immobili deve essere pagata non solo dai proprietari di fabbricati ad uso residenziale o commerciale, ma anche dai possessori delle aree edificabili o di terreni agricoli, nonchè dai titolari dei diritti reali di godimento sugli immobili sopra elencati e dai conduttori in caso di locazione finanziaria».
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