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«Idee di Gianfranco minoritarie Ma è giusto discuterle insieme»

Alla vigilia dell’incontro Roberto Formigoni si propone come «mediatore». Il presidente della Lombardia fa i complimenti a entrambi, sperando in un accordo di pace: «Svolgono due ruoli istituzionali diversi e li stanno svolgendo entrambi molto bene».
Crede che il conflitto nel Pdl sia risolvibile?
«I giornali hanno fatto un grande can can, ma le cose mi sembrano chiare. Abbiamo dato vita a un partito unico e ci sono due fondatori. O meglio, c’è un fondatore, Silvio Berlusconi, e poi c’è Gianfranco Fini, il cofondatore. Ma nel partito il presidente è uno e suo è il compito più importante, è lui che deve guidare il Paese fuori delle difficoltà e lo sta facendo molto bene».
E allora come si spiega queste ripetute critiche da parte di Fini?
«Ha detto cose su cui si può essere d’accordo o no, ma sono stimoli, osservazioni utili su cui dovremo discutere».
Fini ha espresso posizioni distanti da quelle del resto del Pdl sul biotestamento e l’immigrazione. Contributi utili?
«Sono cose che non condivido, ma è giusto chiedere di discuterle. La posizione di Fini è ultraminoritaria nel partito ma è legittimo che Fini chieda un dibattito. Anche se le sue posizioni sono sbagliate, discuterne non è eretico».
Su che cosa è d’accordo con Fini?
«Sullo stimolo a organizzare il Pdl senza perdere ulteriore tempo. Bisogna convocare gli organi di partito a scadenze precise, ogni quindici giorni la direzione e quattro volte l’anno il consiglio».
C’è chi ritiene che la forza del Pdl sia nell’aver eliminato questi riti.
«Sono organi che avevano anche Forza Italia e An, svelti, da partito moderno. Non sono una deminutio del leader ma un rafforzamento, per non lasciarlo da solo e per rispondere agli attacchi».
Pensa anche lei che ci siano forze che lavorano per un ribaltone?
«Ci sono forze che stanno tramando per tentare un ribaltone, con collegamenti fortissimi che hanno natura eversiva perché vogliono sconvolgere il risultato elettorale. Quando hanno raccontato la bufala di Zapatero in dissenso da Berlusconi, era falso. Questa lettura falsata capita tutti i giorni e non è una normale attività di opposizione falsare i fatti».
Può fare nomi e cognomi?
«Poteri forti e ambienti politici. Alcuni industriali, alcuni magistrati, alcuni finanzieri, alcuni gruppi economici ed editoriali. La loro possibilità di riuscita è zero, però bisogna stare attenti e vigilare, dirlo alla pubblica opinione che si vuole rovesciare il governo voluto dagli italiani per sostituirlo con un governo tecnico, composto da persone che si ritengono i migliori ma non hanno preso un voto né lo prenderebbero».
Quale fine unisce ambienti apparentemente lontani?
«Li unisce l’interesse a buttar giù Berlusconi e ad andare loro al potere. Non sopportano la politica sociale antilobbistica messa in moto da Berlusconi e li muove l’odio ideologico contro di lui».
Vede collegamenti tra questi ambienti e Fini?
«Ogni volta che parla Fini, tentano di farsi una quinta colonna, perché vogliono avere uomini all’Avana, lusingandoli, dicendo “tu sei bravo, Berlusconi è cattivo, tu sei democratico lui è un dittatore”. Vecchi giochini di una sinistra leninista. Ma oggi non funzioneranno e non ho dubbi sulla convinzione di Fini di restare nel Pdl».
Pensa anche lei che partecipino a questo tentativo «tonache che fanno politica»?
«Non credo. L’Osservatore romano ha sottolineato i rapporti eccellenti tra Santa Sede e governo italiano.

Noi non facciamo politica obbedendo ai diktat del Vaticano, ma per nostra sensibilità la linea del Pdl è stata e sarà consona alla sensibilità di tanta parte del mondo cattolico».

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