(...) Primo. Definire politiche di attrazione di investimenti e imprese per creare nuove occasioni di lavoro, specie per i giovani: utilizzo del territorio per scopi industriali e comunque produttivi, accelerazione sulle grandi infrastrutture sulle quali finora si è solo chiacchierato, una promozione internazionale di Genova come luogo di insediamento produttivo, aiutata da temporanei incentivi fiscali per imprese neo insediate (quindi a costo zero) e da un progetto zona franca. Secondo. «Puntare» sull'economia della cultura, della conoscenza, della ricerca, della creatività e dell'arte, giocando sul patrimonio culturale, storico e identitario di Genova e del suo centro storico per trattenere e attirare i giovani, oggi tanto più in fuga quanto più sono qualificati: sistematica collaborazione con università e IIT, migliore accoglienza agli studenti Erasmus, tecnologie telematiche (WiFi e WiMax), spazi e iniziative per il tempo libero, la cultura e il turismo. Il tutto incentivato da una card (battezzata «Genovino») che attribuisce crediti per comportamenti virtuosi e utili (dal volontariato alla pulizia delle spiagge e dei parchi) e permette in cambio di accedere a servizi comunali e sconti su esercizi commerciali privati. Terzo. Riorganizzare la cura dei luoghi pubblici, oggi abbandonati al degrado, alle cattive manutenzioni, al vandalismo e alla criminalità, e resi inaccessibili da un trasporto pubblico in disarmo e da una circolazione privata vessata in ogni modo. Servono: un nuovo modello di mobilità (parcheggi di interscambio, trasporto pubblico in sede propria sulle linee di forza, incentivi e strutture per la mobilità privata elettrica, revisione delle blu area), un nuovo modello per la sicurezza (pronto intervento interforze, riorganizzazione delle competenze, valorizzazione della Polizia Municipale), controllo di qualità sulle manutenzioni, prevenzione e coordinamento nella protezione civile, coinvolgimento di privati, associazioni e volontariato nella pulizia di parchi e giardini e nella tutela dell'ambiente.
Quarto. Rivoluzionare i servizi sociali, passando dalla logica in cui il soggetto pubblico individua i bisogni e li "impone" ai cittadini dopo averli prodotti in monopolio, con alti costi e bassa qualità, alla logica della sussidiarietà, con la famiglia di nuovo al primo posto - applicando i «quozienti familiari» sul modello di Parma - per la cura di anziani e disabili, e con un ruolo preminente delle associazioni nella lotta al disagio. Quinto. Rivoluzionare la macchina comunale, così che il comune diventi, da «produttore in proprio» dei servizi, una sorta di contraente generale che esprime la domanda per conto dei cittadini, e ne tutela l'interesse a una produzione di qualità a costi contenuti. Il tutto, valorizzando le competenze e professionalità comunali, riducendo consulenze ed acquisti inutili, esercitando il controllo sulle società partecipate, oggi fonti di sprechi e gestioni disastrose. Non è facile sintetizzare in poche righe un lavoro di centinaia di persone che ha dato luogo a una «sintesi» di un centinaio di pagine. Il progetto sarà certamente criticabile, e lo presentiamo con un anno di anticipo proprio perché sia criticato e migliorato. E se le forze politiche, a cominciare dal PdL, decideranno di farlo proprio in tutto o in parte, ne saremo lietissimi, perché questo è lo spirito di Oltremare.
*senatore Udc-Pli
Ringraziamo il senatore Musso per leducazione dei suoi argomenti, ben diversa dagli insulti vergognosi di alcuni suoi seguaci, che ne risponderanno ovviamente in tribunale. Farebbe piacere che lui prendesse le distanze.
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