Politica

Identikit e dna del violentatore magrebino

L’aggressore è sui 35 anni, indossava maglia e jeans scuri

da Milano
È stata sentita per la seconda volta nel giro di 24 ore la donna violentata domenica mattina mentre si recava al lavoro. Grazie alle sue indicazioni, i carabinieri hanno preparato un identikit che già da ieri sera era su tutte le auto delle forze dell’ordine. La raccolta dei «reperti» lasciati sul posto dal bruto, consentiranno inoltre di risalire al suo Dna e facilitarne così l’identificazione. Ulteriori spunti investigativi potrebbe arrivare poi dalla visione delle riprese effettuate dalle telecamere del Comune.
I carabinieri si stanno dunque muovendo su più fronti per cercare il nordafricano, autore della brutale aggressione ai danni di una madre di famiglia. La donna, 40 anni, domenica mattina era uscita di casa per andare a prendere i mezzi pubblici e recarsi al lavoro in un ospedale cittadino. Mentre era in attesa alla fermata in viale Umbria, un’arteria piuttosto trafficata e semicentrale nella parte est di Milano, è stata raggiunta e minacciata con una grossa pietra dal magrebino e infine trascinata nell’ex stazione di Porta Vittoria. L’area, dopo l’abbattimento dei vecchi edifici, è infatti diventata una sorta di «prateria» su cui è crescita una folta vegetazione che ha garantito un perfetto «riparo» al violentatore. Qui il bruto ha abusato più volte della vittima, fuggendo infine con il suo cellulare, la catenina e 20 euro e per sfregio le ha fumato sotto il naso le sigarette.
La donna, finalmente libera, è tornata a casa, e ha chiamato il 112, facendo scattare l’allarme. È subito cominciata la caccia all’uomo, ma i carabinieri non avevano molto in mano. La signora ha infatti descritto il suo aggressore come un nordafricano sui 35-40 anni, maglietta e jeans scuri, scarpe da ginnastica. Non ha tuttavia notato alcun segno particolare, un orecchino, una cicatrice, un tatuaggio, che potrebbe facilitare la sua identificazione. L’altro giorno è stata sentita a lungo e poi lasciata andare a casa, viste le sue particolari condizioni emotive. È stata tuttavia riconvocata ieri nella speranza che avesse ricordato qualche ulteriore particolare. Sulla base di quel poco che poteva aver fissato nella memoria, è stato preparato l’identikit.
Indagini che comunque hanno coinvolto tutti i luoghi di ritrovo dei nordafricani, come la stazione Centrale, che sono stati passati al setaccio dai militari, per il momento senza esito. Gli investigatori stanno anche svolgendo una paziente ricerca tra le immagini archiviate dalla centrale operativa dei vigili urbani. Nei pressi della zona della violenza infatti sono state sistemate dal Comune diverse telecamere e c’è la speranza che qualcuna abbia ripreso il bruto. Infine le sigarette fumate: i mozziconi sono stati raccolti e inviati al Ris di Parma per ricavare il Dna del bruto.

Utile per incastrare l’uomo quando sarà eventualmente fermato o addirittura per dargli già un nome nel caso sia stato in passato fermato e sottoposto a prelievi di sangue.

Commenti