«Idioti» contro «paracarri»: la Formula 1 ora è questa

nostro inviato a Shanghai

«Tu sei un idiota», «e tu uno stupido», «tu un paracarro», «e tu un pensionato delle piste», «ma che kers dici?» e avanti così, avanti sempre più sboccati, figli di una degenerazione negli usi e costumi del mondo che corre a trecento all’ora. Accade in formula uno, succede in Cina, è un processo che negli ultimi giorni ha preso una brutta deriva, trasformando il patinato Circus in una Formula Insulto che va segnando tristemente l’avvento di un’involuzione dei modi. Massì, colpa dei nervi troppo tesi, colpa della querelle sui diffusori, colpa dell’ordine costituito della formula uno che ha cambiato gerarchie un po’ troppo furbescamente, per cui la gente comincia a perdere la pazienza. Così, eccoci a parlare soprattutto d’insulti, mentre c’è una Ferrari che affonda, mentre il povero Massa, a nome di tutti, dice «la lotta per il campionato è sempre più compromessa, sarà dura uscire da questa situazione, senza kers andiamo peggio», mentre ci sono ingegneri vestiti di rosso che non si raccapezzano e tecnici simpatici che t’incrociano e con un mesto sorriso provano a mettere in battuta il loro dispiacere con uno schietto «ma come, non mi saluti più perché non vinciamo?».
Insulti come quello di Barrichello all’indirizzo di Briatore che il giorno prima, scherzando, gli aveva dato del pensionato e che, scherzando molto meno, aveva dato dell’idiota a un collega team manager della Williams, Adam Parr. Quest’ultimo non proprio una verginella, visto che senza prove aveva messo in dubbio la legalità delle Renault campioni del mondo del patron italiano e – giusto per non farsi mancare nulla – anche delle Ferrari schumacheriane. Ammettiamolo, una volta tutto questo non sarebbe successo, o meglio: non sarebbe andato in scena mezzo stampa. Ieri, invece, Rubens Barrichello anziché riderci sopra e lasciar perdere, è andato all’attacco: «Penso sia uno stupido, veramente, che altro potrei dire?». Completamente sfuggita al brasiliano l’ironia del manager italiano che l’aveva, con altri, preso ad esempio di come i diffusori furbetti della Brawn Gp (e di Toyota e Williams) avessero portato al vertice piloti di cui non si parlava più... E poi, è davvero offensivo dare del pensionato? Ma che diamine. Risultato: «È uno stupido, se tutti pensassimo che serve una Ferrari o una McLaren per vincere, che ci faremmo ancora nel mondiale? – rincarerà la dose Barrichello - ... Qui è pieno di brava gente e di pessimi perdenti». Elegante Button, ieri ancora il più veloce davanti a Rosberg e allo stesso Rubens: «Briatore ha detto che sono lento come un paracarro? Ma non si ricorda che mi ha cercato per farmi correre con lui quest’anno?».
E avanti così, in attesa di botte e risposte, sapendo che quelle di Briatore erano soprattutto battute provocatorie, eccezion fatta per la parola dedicata al collega manager della Williams. Collega, va detto, che ieri ha però chiesto scusa alla Ferrari e allo stesso capo Renault per le allusioni fatte durante l’udienza alla Corte d’appello sui diffusori. Come a dire che il disappunto dell’italiano aveva basi solide. Fatto sta, eccoci a cercare di non parlare delle tristezze del Cavallino (12° con Massa e 14° con Raikkonen), un po’ come il presidente Montezemolo, che dall’Italia ha per l’appunto detto «non parlo di Ferrari perché altrimenti dovrei dire cose antipatiche per la F1». Sì, il sacrosanto sottinteso è sempre il solito: quello relativo ai diffusori furbetti diventati legali e che costringono la Rossa a rincorrere.

Per la verità, sono tante le magagne, il kers che non c’è e non è sicuro, la macchina da ripensare, mentre la McLaren ha già messo in pista un diffusore quasi furbetto e la Renault di Alonso lo farà oggi. Forse anche per questo Fernando dirà: «Sono ottimista». Di questi tempi, quasi una parolaccia.

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