Una settantina di istituti (80% cattolici, il restante 20% laici), che ospitano a semiconvitto oltre tremila tra bambini e ragazzi a «rischio» sono a un passo dalla chiusura, perché il comune di Napoli, da oltre due anni, non paga le rette per il loro mantenimento. I 70 istituti complessivamente vantano un credito di circa 25 milioni di euro nei confronti dellamministrazione comunale guidata da Rosa Russo Iervolino. Ma, oltre al danno, anche la beffa, per i sacerdoti e operatori che ospitano nei loro istituti questi tremila minori, inviati dai servizi sociali del Comune e dalla Fondazione Banco di Napoli che, a differenza del comune, paga puntualmente le sue rette.
Infatti il sindaco Iervolino e lassessore alle Politiche sociali, Giulio Riccio (Prc), non perdono occasione durante le loro uscite pubbliche per «vantarsi del loro fiore allocchiello, cioè linfanzia a rischio, per la quale sostengono di fare tantissimo», spiega don Aniello Manganiello, parroco di Santa Maria della Provvidenza a Scampia e a capo della Fondazione Don Guanella, che si occupa di oltre 250 minori a rischio. Ogni mese il Don Guanella, che ospita ragazzi provenienti dai peggiori quartieri di Napoli (Scampia, Secondigliano, Miano e Piscinola), spende circa 90 mila euro per mandarli ogni giorno a scuola, per impegnarli in attività sportive e teatrali e, soprattutto, per tenerli lontani dalla camorra. Il duo Iervolino-Riccio gli deve un milione e 200mila euro. «Ora ci stiamo indebitando con le banche per andare avanti» ammette don Manganiello.
La Iervolino deve 25 milioni agli orfanelli: istituti a rischio chiusura
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