(...) di carattere personale». Il riferimento allintenzione del ministro Letizia Moratti di fermare la nomina dei tre saggi nel consiglio di amministrazione è tuttaltro che involontario e implicito, visto che, nella lettera inviata al presidente del consiglio e al sottosegretario Gianni Letta, Burlando scrive anche che «da 50 giorni il decreto è fermo sul tavolo della Moratti». Di più, che «una cosa del genere», ai tempi del governo Prodi di cui lattuale governatore fu ministro, «non sarebbe stata possibile».
È il colpo dala del presidente che rischia di vedersi portare via lIit del quale doveva tagliare solo il nastro dopo che Biasotti aveva già finito il tetto e imbiancato i muri. Perché se tutto era pronto, con la vittoria del centrosinistra in Regione, sono iniziate le varianti in corso dopera, che giustificano lattesa del ministro Moratti. Prima non andava bene la sede di Quarto, così è stato trovato uno spazio ai Magazzini del Cotone, poi a Morego, con lobiettivo di trasferire tutto lIit agli Erzelli. Scelte volute fortissimamente dal centrosinistra, che avrà avuto i suoi buoni motivi e interessi per cambiare quanto già deciso da Biasotti. Ma che adesso finiscono per lasciare nella massima incertezza tutta loperazione.
A questo si aggiunga che la voglia matta di Burlando di portare tutto agli Erzelli, la collina più ambìta della città, significa puntare al consolidamento del progetto di Carlo Castellano, che è anche il numero uno di Esaote. La premessa è completa, ora occorre capire perché questi balletti per la sede dellIit hanno portato ai ritardi della Moratti. Le «vicende politiche di basso profilo» e gli «atteggiamenti di carattere personale» cui Burlando fa riferimento sono chiariti senza veli dal suo vice, Massimiliano Costa. «Da tempo avevamo paura perchè la nomina della nuova presidenza dell'Iit tardava ad arrivare e la Moratti non ha ancora controfirmato il decreto con le nomine del superamento del commissariamento - attacca il viceleader Massimiliano -. Qui c'è dietro il solito gioco politico della destra e della Moratti che farà il candidato sindaco a Milano e di conseguenza non vuole lasciare tutto il progetto Iit, come prevede la legge, in Liguria e a Genova, ma vorrebbe portarsene via un pezzetto a Milano». Più che un pezzetto a dire la verità, visto che, come riportato anche sullanticipazione della vicenda che ieri ha dato Il Secolo XIX, i «milanesi» vorrebbero scippare i settori di nanobiotecnologie e neuroscienze, i più ricchi e appetibili, lasciando a Genova solo la robotica.
Ma Costa e Burlando evitano accuratamente di dire che lIit interessa solo adesso che rischia di andarsene. Che quando Biasotti chiedeva a Berlusconi limpegno a farlo a Genova (come da idea originaria di Bossi e Tremonti) pena la sua rinuncia alla candidatura, lex governatore veniva snobbato o deriso. E soprattutto che a guidare i «milanesi» che vogliono lIit cè Diana Bracco, presidente di Assolombarda, vicina alla Moratti e soprattutto leader dellazienda «Bracco» che con Carlo Castellano (come detto, luomo del progetto Erzelli) non ha propriamente un feeling incrollabile, visto che tra laltro punta ad alienare lEsaote della quale detiene una partecipazione totale.
Se la Moratti poteva avere una qualche esitazione a firmare quella nomina per dare il via libera definitivo allIit genovese, le mosse di Burlando e compagni che hanno voluto entrare in prima persona nelle scelte di Biasotti, cambiandole secondo le loro «esigenze», non lhanno certo convinta a dare una mano a Genova.
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