Imam condannato, ma Shaari lo difende: «Resta al suo posto»

Due colpi al centro islamico di viale Jenner. Il presidente Abdel Hamid Shaari è stato respinto alla frontiera egiziana. Oggi minimizza: «Non sono in nessun elenco di persone sgradite, altrimenti non avrei avuto il visto del consolato egiziano». Ma la notizia dell’incidente diplomatico di Shaari - che si stava recando a far visita alla madre - è stata da molti associata alla sentenza con cui la Corte d’assise d’appello ha confermato i 3 anni e 8 mesi di reclusione per l’imam della moschea, Abu Imad, già condannato in primo grado nel 2007 per associazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo. «A questo punto - per il vicesindaco Riccardo De Corato - la questione travalica il problema iniziale della preghiera sui marciapiedi, ma riguarda se ci siano o meno le condizioni di ordine e sicurezza per la permanenza del centro. Valutazioni che investono direttamente il Viminale».

«Quanto accaduto è gravissimo e conferma tutti i dubbi e le perplessità nei confronti della comunità islamica e di quello che accade veramente in questi pseudo centri di preghiera», ha detto il capodelegazione della Lega in giunta regionale, Davide Boni. Ma Shaari replica: «L’imam resta al suo posto».

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