Qui i conti non tornano. Ogni italiano nel 2008 ha denunciato 12.900 euro, ma ne ha spesi 15.400. In totale «sfuggono» 2.500 euro a testa, circa 150 miliardi lanno. Insomma, i consumi battono del 20 per cento i redditi ufficiali. Il dato emerge da uninchiesta condotta dal Sole 24 Ore. La forbice cresce fino al 50 per cento calcolando gli importi dichiarati al netto delle tasse. E il divario record è al Sud: il primato tocca alla Calabria, che registra la distanza maggiore fra le uscite e i guadagni. In Sicilia lo «scostamento» è al 38,6 per cento e si mantiene sopra quota 30 per cento anche in Campania e Puglia. Colpa di indebitamento e risparmi? No, secondo gli esperti.
La fotografia fiscale si rivela meno sgranata al Nord, dalla Lombardia (dove si spende «solo» il 5,8 per cento in più di quello che si dichiara) al Piemonte (13,3 per cento) e allEmilia Romagna (14,6 per cento). Il Lazio con il 19,5 per cento e le Marche con il 18,8 per cento, sono in linea con la media nazionale del 19 per cento.
La differenza tra regioni resta, naturalmente, una delle questioni più spinose. Tanto più se si guarda distintamente ai valori pro capite dei redditi e dei consumi. Così, per esempio, in Calabria si dichiarano redditi mediamente inferiori della metà rispetto a quelli dichiarati in Lombardia. «Distanza che però - spiega il Sole 24 Ore - non si riproduce osservando i consumi, che sono certamente inferiori a quelli lombardi, ma si scostano al massimo del 30 per cento».
Unaltra considerazione riguarda il fatto che, a livello nazionale e in valore assoluto, i consumi totali (916 miliardi nel 2008) superano i redditi dichiarati (770 miliardi) per circa 146 miliardi di euro. Che diventano poco meno di 170 se invece di considerare il reddito lordo dichiarato si osserva il reddito disponibile.
A livello nazionale la distanza tra acquisti e guadagni (fiscali) sale a circa il 50 per cento: come dire che ciò che viene denunciato nei modelli fiscali basta per pagare la metà dei consumi.
«Valori, in fondo - conclude il quotidiano della Confindustria - non molto distanti dalle più accreditate stime sulleconomia sommersa, sempre oscillante tra i 150 e i 200 miliardi di euro».
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